La personalità Ossessiva
Il tratto ossessivo (diverso dalla patologia ossessiva) è un tratto di personalità molto comune, soprattutto in Occidente: meticolosità, criticismo, autodeterminazione, indipendenza, ricerca della perfezione, controllo, autosacrificio… sono tutti aspetti della personalità che sono premiati dalla società e dalla cultura sin dai primi anni di vita di un bambino.
Verso i 2/3 anni il bambino vitale e gioioso, inizia a manifestare la sua volontà di imporsi sull’ambiente e di esercitare quindi la sua autonomia.
Questa volontà del bambino può trovarsi di fronte a un conflitto tra la ricerca di autodeterminazione e l’inibizione di quest’ultima, che passa attraverso la soppressione della spontaneità e dell’autonomia per mezzo di strategie educative basate sulla repressione, la svalutazione e la vergogna piuttosto che sul confronto e sul ragionevole e opportuno controllo dell’esuberanza del bambino.
Quante volte abbiamo visto al parco bambini che vengono continuamente redarguiti ad ogni passo che fanno “non ti sporcare!”, “ non ti sedere a terra”, “copriti” “non correre”.. ogni iniziativa autonoma, spontanea o giocosa del bambino viene repressa più che incentivata e gestita con autorevolezza.
Il genitore severo preferisce sopprimere un comportamento anziché condividerlo col bambino, insegandogli come fare in una data situazione che reputa poco opportuna.
La repressione e la svalutazione determinano un profondo senso di inadeguatezza, frustrazione, rabbia e vergogna nel bambino, minando la sua autostima “DA SOLO NON CE LA FACCIO”.
Cosa accade se un bambino vuol mettersi la giacca da solo? “lascia stare che ci metti troppo tempo, non ci riesci!, lo fa mamma…, Papà..”…e se il bambino ci fa fare brutta figura con gli altri genitori? O a scuola? Ecco che il meccanismo d’evitamento ed inibizione vergogna si trasmette di generazione in generazione: “se mi fai fare brutta figura te ne farò pentire”! “se non fai questo, le altre mamme mi prenderanno per una cattiva madre”!!.
La società impone una certa forma, rigore, controllo, tutto a scapito della spontaneità della libera espressione emotiva.
Certamente non è possibile abbandonare il bambino alla totale autonomia, perché non è in grado di gestirla e l’adattamento alla società impone che si stabiliscano e si rispettino delle regole e dei confini.
Tuttavia gli stili educativi tendono ad essere spesso dicotomici: o eccessivamente lassisti o eccessivamente rigidi.
Ciò determina stili di personalità ossessivi o narcisistici (modelli educativi rigidi) o personalità anti-sociali o caratterizzate da scarsa regolazione dei propri impulsi (modelli lassisti), che hanno a che fare con l’incapacità di adattamento alla società e alle sue regole implicite ed esplicite.
La società trasmette i suoi valori attraverso le istanze sociali e le autorità che il bambino percepisce come fonti di insegnamento (famiglia, scuola, sport, religione..).
Il tratto ossessivo è premiato in ogni ambito, perché la ricerca della perfezione, la perseveranza, la diligenza, la preoccupazione circa la prestazione, il voler ottenere buoni risultati sono caratteristiche che tutti noi, per cultura associamo al successo, all’ambizione, alla buona condotta. “E proprio un bravo bambino!! Tutto pulito e bravo a scuola”!!!
Il vincente è colui/colei che ha successo nella vita, che è stimato, che non commette errori, attento, che previene le difficoltà, che controlla e ricontrolla il suo lavoro prima di consegnarlo e in un certo modo, queste qualità prese nel loro insieme possono giovare sia alla personalità che all’adattamento della nostra personalità alla società.
Ma cosa succede se questa severità e questo rigore sono eccessivi e se interiorizzammo un Super Io/Genitore Interno troppo severo?
Il modo in cui gli adulti intervengono nella fase di autonomia del bambino, può generare la ferita del futuro ossessivo: esagerate richieste, regole troppo soffocanti, mancanza di rispetto autentico per l’autodeterminarsi del bambino.
Egli sperimenta una sorta di ingabbiamento della sua volontà d’azione ed espressione spontanea.
“Questi genitori chiedono troppo e troppo presto. Non educano i figli, li ammaestrano. Talvolta si presentano come modelli di infallibilità. Il loro messaggio è: tu vali per le tue performance, non per le tue qualità umane, relazionali, affettive; vali per cosa fai, non per ciò che sei. Questi bambini hanno una continua paura di fare errori, e la sgradevole impressione di non fare mai abbastanza. In sostanza i condizionamenti genitoriali eccessivi impediscono il sano sviluppo della sua volontà interna….”
“..C’è anche un’altra possibile origine, diametralmente opposta alla precedente: un ambiente familiare caotico, senza regole, in cui manca ogni certezza. Il bambino ha bisogno di sicurezza, ripetizione, prevedibilità, per poter sopravvivere e non essere invaso dalla paura, e quindi si crea le regole da solo. In mancanza di una presenza costante e amorevole, che si prende cura di lui, fornendogli un ambiente protetto e rassicurante, egli sperimenta la paura o il terrore della transitorietà, della continua aleatorietà. Per contrastare questa paura, sviluppa un forte bisogno di controllare, prevedere, vigilare, possedere.
In tal modo si costruisce un genitore normativo e critico al suo interno”….
(http://www.mauroscardovelli.com/PNL/Consapevolezza_di_se/Ossessivo.html)
Ossessività e Amore
In questo articolo ci interessa valutare come il tratto ossessivo può ledere la capacità di provare emozioni e di affidarsi all’altro nella relazione di coppia e di come può minare l’armonia tra i due partner, conducendoli a una reciproca dipendenza affettiva, caratterizzata dall’alternanza di schemi di relazione sado-masochistici (ruoli di genitore punitivo/persecutore, bambino punito o ribelle che si alternano) .
L’ossessivo infatti, è sadico e masochista con se stesso e con l’altro, poiché l’altro è il riflesso della sua prestazione e dell’immagine idealistica che ha costruito di se stesso.
Essere attenti, meticolosi o incerti/dubbiosi riguardo le proprie relazioni, il nostro ruolo all’interno dell’entourage familiare è naturale e sano, anzi la completa deresponsabilizzazione riguardo a queste tematiche è indice anch’essa di un comportamento contro-dipendente masochistico o compensatorio di possibili tratti ossessivi; tuttavia se i dubbi e le incertezze divengono assillanti per la persona che ne soffre e per chi gli sta attorno, allora forse siamo di fronte a un comportamento ossessivo in amore.
Il comportamento ossessivo in amore può assumere moltissime forme: iper-controllo o totale distacco (eccessivo attaccamento vs evitamento), attenzioni eccessive vs lassismo e chiusura eremitica in se stesso, sublimazione dell’attività sessuale ed erotica (blocco sessuale) verso bulimia sessuale.
In ogni caso i comportamenti ossessivi sono spesso dicotomici (bianco o nero) e sono il simbolo di un inflessibilità dettata dal genitore interno severo che è stato interiorizzato che alcuni grandi maestri denominano il sabotatore interno. (Fairbairn).
L’ossessivo in amore in effetti tende a sabotarsi, perché si impedisce di gioire, di relazionarsi con una persona “reale” piuttosto utilizza il partner come contenitore dei propri aspetti negativi, dei nuclei relazionali non elaborati.
L’ossessivo in amore sabota se stesso ma anche l’altro che tenta di salvarlo, perché soffoca il partner, lo tormenta con i suoi dubbi ed ossessioni, lo utilizza come bersaglio per le sue compulsioni e se il suo controllo sull’oggetto d’amore cede o non è soddisfatto inizia a provare un profondo pentimento/senso di colpa accompagnato spesso da un desiderio di riparazione.
In generale l’ossessivo ha paura del mondo esterno, si impedisce di provare gioia, perché ha paura di essere punito; se prova gioia, quindi, questa deve essere seguita da una punizione o un auto-punizione (comportamenti o condotte indirettamente aggressivi, passivo-aggressivi, autolesionistici).
Il DOC da relazione
L’ossessività in amore oggi assume anche il nome di DOC da Relazione: Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione.
Io non apprezzo molto le etichette e le categorie diagnostiche patologizzanti rigide e limitanti, ma è opportuno a volte per descrivere un fenomeno o un comportamento che osserviamo.
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione può affliggere ogni tipo di relazione (genitori/figli/maestri/materie religiose), ma le principali ricerche in questo ambito riguardano la reazione amorosa di coppia. (Doron, Derby, Szepsenwol, 2014).
L’ossessività in amore si manifesta attraverso dubbi/preoccupazioni ricorrenti e ossessive sulle proprie relazioni sentimentali.
Queste preoccupazioni e pensieri intrusivi sono fonte di profonda angoscia, per questo chi ne soffre adotta condotte compulsive per cercare di controllare la sofferenza e l’ansia.
I dubbi e le ossessioni riguardano il partner, i suoi comportamenti, il suo ruolo, la sua immagine..: “sarà la persona giusta per me o sto perdendo tempo con lui/lei”?, “ho fatto bene a sposarmi con lui/lei”?
Sulla base di questa continua incertezza l’ossessivo sente spesso il desiderio compulsivo di lasciare il partner, di analizzare se stesso e l’altro, di confrontarsi con gli altri per avere “un parere sul comportamento del partner”; l’ossessivo inoltre è sempre attento a come l’altro dimostra il suo amore verso di lui/lei, se si attiene a un copione di amore idealistico (la coppia perfetta, il figlio perfetto, la famiglia del mulino bianco) e quindi se gli rimanda un’immagine di successo e di perfezione del suo Sé.
L’ossessività è quindi anche un tratto spesso associato a quello paranoide, soprattutto se il Super Io interno è percepito come estremamente minaccioso.
L’ossessivo mette il suo partner sempre sul banco degli imputati, c’è sempre une esame in corso; si tormenta con continui paragoni, immagini mentali, che tenta di fermare fuggendo nei ricordi dei primi tempi, in cui vi era la fase di innamoramento e di idealizzazione, perché questa fase di cieca proiezione di amore idealistico è per lui/lei un ritorno senza fine.
Per questo l’ossessivo ricerca continue conferme e rassicurazioni “valgo abbastanza per te”? “che voto mi dai”/vali abbastanza per me che voto ti do? “E se valgo abbastanza come me lo dimostri? Mi dai per scontato? Stai facendo tutto quello che è necessario per convincermi che oggi sei la persona giusta per me come un tempo”?
La continua pressione che l’ossessivo esercita sul partner genera profonde tensioni nella coppia e l’altro avrà la tendenza a fuggire o a piegarsi alle richieste oppressive dell’ossessivo, soprattutto se anch’esso/a ha una personalità di stampo fobico-ossessivo.
L’ossessività nella relazione di coppia infatti, può riguardare la relazione di coppia stessa o il partner o entrambi.
Nella prima forma, centrata sulla relazione, i dubbi e le preoccupazioni riguardano i sentimenti che la persona prova verso il partner, i sentimenti che il partner prova verso la persona e il valutare se la relazione sia quella giusta o meno (‘Lo/la amo?’, ‘Sto bene con lui/lei?’, ‘Lui/lei mi ama davvero?’, ‘E’ la relazione giusta per me?‘).
Nella seconda forma, i dubbi riguardano invece difetti percepiti nel partner: la sua immagine, la sua etica, la sua fedeltà, il suo livello di moralità…etc..
Questi dubbi sono assai tormentosi per chi li prova, sono fonte di profonda angoscia e senso di incoerenza di se stessi; si tratta infatti di pensieri/immagini mentali intrusive e scisse/distaccate dal nucleo emotivo: “sento che lo/a amo, ma che non dovrei farlo, oppure che il suo comportamento non combacia con quello che secondo me dovrebbe essere il comportamento di una persona meritevole di amore”.
Chi è affetto da questi dubbi ossessivi e intrusivi è sempre affaccendato nella sua interminabile analisi dei dettagli, delle parole, di ciò che è coerente con ciò che il suo Sé interiore ritiene adeguato inserire sotto la categoria “amore”. (l’ossessivo si interroga su come si deve comportare un partner in quella situazione: “se non fa così è perché non mi ama, non mi merita”…etc..).
Ciò richiede moltissima energia perciò questi soggetti sono spesso ansiosi, stanchi, stressati e depressi e a risentirne è la coppia oltre che loro stessi in primis.
Il tratto ossessivo in amore è osservabile già dalla prima infanzia, nell’attaccamento con la madre – che ne è anche il fertile terreno di sviluppo – con gli oggetti e con gli amici e ha il suo esordio in adolescenza con i primi rapporti amorosi/amicali, ma tende ad aggravarsi in età adulta quando l’ossessivo si trova a fare scelte importanti e in situazioni in cui ci si impegna per la vita (matrimonio, convivenza, fare figli..etc..).
A quel punto i dubbi sulla convenienza del proprio investimento affettivo, le paure, aumentano e i due partner proiettare sull’altro i loro fantasmi, inscenando una drammatica scena teatrale delle loro fragilità interne e dei loro copioni relazionali disfunzionali.
L’ossessività in amore non salva nemmeno i single, che si tormentano sul possibile partner ideale, si focalizzano su amori impossibili che di fatto li salvano da un reale coinvolgimento e/o sulle relazioni passate e su quelle future.
Alcuni (nei casi più gravi) cercano di non relazionarsi affatto con il mondo esterno per paura di far del male a se stessi o al partner.
I confronti continui (con altri partner o con l’immagine di un partner ideale) servono ad esser certi di aver fatto la scelta giusta. Non a caso per l’ossessivo la possibilità di sbagliare non è solo una normale opzione nella vita, ma un evento nefasto che distruggerebbe totalmente il suo Io.
Per questo l’ossessivo drammatizza, ingigantisce i difetti, i problemi, le paure e i dettagli. Passa spesso dall’idealizzazione del partner alla sua totale svalutazione, sulla base di semplici incomprensioni, di parole interpretate come catastrofiche previsioni di errore nel rapporto o di incoerenze tra il partner e l’immagine mentale di un amore ideale spesso caratterizzato da stereotipi mentali e di genere, rinforzati dalla cultura e dall’educazione, che come abbiamo visto sono stati l’arma con cui l’ossessivo è stato privato della sua libertà di gioire nella vita.
..”Se lui/lei fa così io sarò per sempre infelice”.. “una moglie che non cucina è una vergogna per me e un cattivo esempio per i miei figli e quindi io dovrò dar loro spiegazioni circa l’assenza della madre in casa”.
L’ossessivo quindi non può accettare realmente l’altro, non lo può amare o vivere una vera relazione intima con l’altro perché è costantemente impegnato/a ad evitarlo per paura che mini la sua autonomia o a controllare che la sua autostima non sia minacciata da eventuali difetti del partner.
Gli studi condotti finora hanno dimostrato che il tratto ossessivo in amore è molto comune sia negli uomini che nelle donne, che è associato a tratti ansiosi e alla percezione che le relazioni siano minacciose per l’integrità della sfera individuale e della propria autonomia (attaccamenti ansiosi-evitanti o ambivalenti).
Ciò rimanda chiaramente anche alla possibilità che questi schemi di relazione siano ereditari; l’ossessivo infatti avrà certamente avuto genitori conflittuali, litigiosi con tratti di personalità ossessivi o narcisisti.
L’ossessivo si rivolge alla psicologo quasi sempre per una relazione attuale o passata che lo tormenta, per portare il proprio partner in terapia affinché il terapeuta gli dia il suo lasciapassare o possa “correggerne i difetti”.
Di base in questi individui e in queste coppie, c’è una profonda mancanza di intimità e la capacità di provare sentimenti è vissuta come minacciosa e colpevolizzante.
La terapia ideale è quella individuale mirata al raggiungimento di una profonda consapevolezza dei propri schemi relazionali distorti riguardo la capacità di provare sentimenti, di mantenere il legame stabile nonostante dubbi o incertezze e di percepire l’altro come un oggetto INTERO dotato di pregi e di difetti e non come un insieme di dettagli più o meno combacianti con il proprio Sé ideale.
Una buona metafora suggeritami da un caro amico e collega è quella della masturbazione verso un vero rapporto di amore. (Gianfranco Migliorelli).
L’ossessivo non raggiunge una maturità psicoaffettiva adulta, l’ossessivo resta sempre adolescente, “si masturba attraverso l’altro” ma non lo vede realmente.
Ricerca nell’altro lo specchio di un Io ideale, lo rende oggetto di proiezioni idealizzate di amore, ama quindi l’amore ideale e romantico, non la persona.
E per questo si masturba anche mentalmente per raggiungere questa perfezione interiore. Si tratta di persone con alte esigenze morali ed etiche verso il se e verso il mondo esterno.
Uno degli obiettivi primari nella terapia con queste persone è aiutarli a essere più indulgenti con se stessi e l’altro, a permettersi di vivere, mettendo a tacere quel Super Io così severo. E’ importante aiutarli a comprendere che quel Super Io sadico e sabotatore, gli impedisce di gioire veramente dell’altro, perché impegna il suo Io in una costante e massiccia ricerca della perfezione di un uomo/donna ideale, distraendolo dalla possibilità di incontrarlo/a veramente.
Per terminare vorrei proporvi una mia metafora basata su un’immagine del testo Oceano Mare di Baricco: l’ossessivo perde la possibilità di vedere il mare, di immergersi, nuotare ed essere felice perché è concentrato sull’impossibile ricerca di misurarne l’estensione/i margini al fine di evitare di affrontare la paura della sua grandezza e della possibilità di annegare.
Dr.ssa Silvia Michelini
Gentile dott.ssa, questo articolo è chiarificatore in maniera definitiva sulla mia situazione sentimentale, o per meglio dire sul mio vivere i rapporti di coppia. Finisco per rinunciare, a seguito di repentine svalutazioni e conseguenti ansie, o ancora paranoie e ansie anticipatorie, a tutti i miei rapporti, alcuni dei quali davvero preziosi. So di essere ossessivo (lo sono dall’infanzia), ma temo che in terapia tali problemi (la svalutazione, l’individuazione di difetti, il malessere all’interno della relazione) possano essere scambiati per disinnamoramento e non per un disturbo d’ansia, e che io possa essere spinto ad allontanarmi dalla mia partner. Ad ogni modo la ringrazio. Tale articolo non costituisce certo una terapia, ma chiarifica una situazione (può immaginare) particolarmente dolorosa.
Saluti.
Igor è esattamente così come lei scrive.
Molti ossessivi vengono incoraggiati ad allontanarsi dal partner perchè – in interminabili terapie nelle quali si chiedono se STANNO CON LA PERSONA GIUSTA oppure se questa persona è malata/cattiva/inadeguata e quindi mi invaderà, mi minaccerà, mi abbandonerà..ecco che gli elementi “cattivi” dell’altro sono percepiti come parti minacciose del sè, nell’altro, parti che non vogliamo vedere in noi…ecco che l’altro diviene il contenitore delle nostre elucubrazioni mentali…
dal tronde dare seguito a queste ansie, lasciare il partner e quindi sentirsi sollevati è più facile che sostenere qualcuno nel comprendere che il problema non sempre è l’altro…ed è difficile intravedere dei confini tra noi e l’altro se il nostro Io è cos’ fragile…. se mettiamo continuamente in dubbio l’altro, lo svalutiamo, lo tradiamo per aggressività, vendetta, rabbia, paura…, lo analizziamo, ci attacchiamo a una sua parola per poi torturarlo in ricerca di conferme…allora non lo amiamo di certo… se i mille dubbi che abbiamo, non dovremmo averli, perchè chi ama non ha dubbi allora ecco, che stereotipi e aspetti idealistici dell’amore e della coppia, prendono il sopravvento anche in terapia.
Sono felice che questo articolo l’abbia aiutata perchè l’ho scritto con il cuore dopo anni di epserienza con questi casi.
Un Saluto
Ma grazie a lei. Sono legato a una donna meritevole di tutto il mio amore, eppure continuo a riscontrare tutti i pensieri e le sensazioni che in questo articolo, e nel commento, espone. Chiedermi in continuazione se “mi fa star bene abbastanza” senza giungere a una conclusione, tenendo tutto in stad-by. La mia situazione, ad oggi, è molto grave (rasento la depressione), ma spero possa andar meglio.
Grazie ancora.
Igor
Buonasera dottoressa, la ringrazio per la stesura dell’articolo molto utile e sicuramente più approfondito di molti altri… e che penso mi abbia descritta bene, anche per la questione dei genitori litigiosi come cause esterne purtroppo.
Sono una ragazza giovane e per la prima volta mi sono buttata in una relazione realmente seria, dopo tentativi passati falliti, e dopo aver rifiutato moltissimi ragazzi perché non abbastanza perfetti, e dopo quattro mesi da incanto mi sorge il dubbio di non amare perché non sentivo più il coinvolgimento emotivo di prima, passano i mesi ansia e attacchi, ed ogni volta cambiavo tormento: paura del tradimento, controllo del battito di cuore, paura di innamorarmi di altri, controllo emotivo, paragoni insopportabili con il modello ideale di uomo, fino a quando i dubbi non si spostano direttamente su lui, sull’aspetto fisico, sul carattere. Sono poi abbastanza spaventata dell’amore a lungo termine, per i cambiamenti… ma al tempo stesso non vorrei che con lui finisse. Ed eccomi qui, una situazione in cui mi sento vuota, esausta, e penso di aver idealizzato tutto, che l’amore maturo non si è mai formato, che l’amore è soffocato sotto le ossessioni interminabili, che devo troncare perchè la relazione è partita male, dato che il mio lui ha sempre rispecchiato i miei gusti (e pur essendo così, mi sento insoddisfatta ora, come quei ragazzi che rifiutavo, i paragoni con il passato sono all’ordine del giorno quasi) forse ho amato l’amore e non lui. Vorrei poterla recuperare… ma al tempo stesso voglio lasciare per questo, e perchè da poco mi sembra di non sopportarlo più, non mi sento più coinvolta, vederlo mi provoca benessere per massimo due giorni poi tornano le domande, solo in alcune ore sto bene o al massimo una settimana, ma chi mi dice che quando sto bene io non stia idealizzando?… Ma questa opzione, lasciarlo… mi fa soffrire… Perché mi mancherebbe… perché ho buttato qualcosa che potrebbe essere fantastica, ho buttato una persona come lui…
inoltre tutti esortano sempre a seguire l’irrefrenabile insoddisfazione, amici che dicono che “dispiacere non è amore”, “dovresti leggerti dei romanzi per capire cos’è l’amore”, “se hai tutti questi dubbi devi prenderti una pausa..”
Non so più che pesci prendere. Fino a una settimana fa sapevo che era la cosa più importante per me. Cosa posso fare? iniziare una terapia per l’ansia? lasciar andare tutto?
Un saluto a lei
Carissima mi spiace molto
so come può essere tormentoso un disturbo del genere, perchè è insidiosissimo e poi di base..molte delle cose che si vedono, si pensano, si notano sono reali, quindi il cervello va in tilt.
Non credo che un confronto con gli amici possa giovarle anzi..le fa sorgere altri dubbi.
Purtroppo senza la terapia e una terapia mirata non credo ne uscirà.
Io sono qui se occorre
Un caro saluto
Grazie davvero per questo scritto, molto vero ed esaustivo. Sto passando un periodo veramente di m*, da ANNI penso di non amare più mio marito, forse di non averlo mai amato, ma in realtà non mi sn mai goduta la relazione. Mi sono ritrovata molto in ogni parola, il passato con una famiglia disfunzionale, il desiderio di avere 2 genitori che si amassero (purtroppo x loro non è cosi), sono stata cresciuta dai nonni, in una casa dove non rideva mai nessuno. Mamma pesante, autoritaria e impositiva, papà non c’era mai ed è sempre stato infelice.
Per miracolo ho trovato, dopo diverse storie andate così così, un ragazzo d’ORO, mio marito ha delle qualità che nn si trovano facilmente. Io però non sono felice, a volte mi volevo ammazzare x eliminare il problema e non “prenderlo per il culo” perché ho sempre la sensazione di non amarlo. Di non essere affine a lyi, di annoiarmi cn lui, ma anche di non essere abbastanza interessante per lui.
Insomma, grazie
Gentile Dottoressa,
il suo articolo è molto interessane e chiaro. Leggendolo mi è venuta in mente una questione: il doc da relazione ha effetti anche sul processo di innamoramento? Può inibirlo, indebolirlo o addirittura sabotarlo sul nascere? Di solito leggo di casi in cui il doc da relazione interviene dopo che una coppia si è formata e dopo la fase dell’innamoramento. Mi spiego meglio: una persona che soffre di doc da relazione può avere difficoltà ad innamorarsi? A me è capitata questa esperienza: ho incontrato una persona che mi piaceva e finché mi sono limitato a compiacermi del suo aspetto fisico e ad apprezzare il suo modo di fare ho pensato che potesse essere la persona giusta per me. Poi, quasi subito, non appena mi sono reso conto che questo rapporto sarebbe potuto evolvere da un’amicizia speciale ad un rapporto sentimentale mi sono spaventato e ho avuto paura di esserne insoddisfatto, ho iniziato a osservare con severità il corpo di questa persona e ho iniziato a trovare difetti e a confrontarla con il mio modello ideale di bellezza. Ed è così che ho iniziato a sperimentare tutti i sintomi del doc ancora prima iniziare la relazione stessa! Una volta iniziata la relazione, dopo alcuni giorni in cui mi sono dato la possibilità di godere di questo incontro e conoscere meglio l’altra persona, i sintomi si sono amplificati. E quindi ho iniziato a fare confronti, a sentirmi insicuro, incapace di lasciarmi andare pensando che forse potrei avere una partner migliore. Tutta la mia ansia ora si posa sugli aspetti estetici: è lì che la mia insicurezza si scatena, portandomi a pensare che una persona con un corpo più bello, perfetto e un innamoramento fortissimo sarebbe la soluzione ai miei problemi.
La ringrazio per la sua disponibilità
Salve,
il doc da relazione è solo una delle manifestazioni fobiche del plesso ossessivo che può anche essere associato a elementi di carattere narcisistico e per questo certamente il BLOCCO può intervenire a qualsiasi fase del processo e cioè della manifestazione dell’energia psichica e ciò dipende dal grado di angoscia ad esso associato.
Grazie davvero per questo scritto, molto vero ed esaustivo. Sto passando un periodo veramente di m*, da ANNI penso di non amare più mio marito, forse di non averlo mai amato, ma in realtà non mi sn mai goduta la relazione. Mi sono ritrovata molto in ogni parola, il passato con una famiglia disfunzionale, il desiderio di avere 2 genitori che si amassero (purtroppo x loro non è cosi), sono stata cresciuta dai nonni, in una casa dove non rideva mai nessuno. Mamma pesante, autoritaria e impositiva, papà non c’era mai ed è sempre stato infelice.
Per miracolo ho trovato, dopo diverse storie andate così così, un ragazzo d’ORO, mio marito ha delle qualità che nn si trovano facilmente. Io però non sono felice, a volte mi volevo ammazzare x eliminare il problema e non “prenderlo per il culo” perché ho sempre la sensazione di non amarlo. Di non essere affine a lyi, di annoiarmi cn lui, ma anche di non essere abbastanza interessante per lui.
Insomma, grazie
Questo è l’articolo più esaustivo che io abbia mai trovato sul DOC da relazione.
Ne soffro anch’io praticamente dall’inizio della mia storia, che dura ormai da due anni e mezzo. La cosa che più mi fa star male di tutta questa faccenda è che a farne le spese è il mio partner, che non riesce a stare tranquillo per colpa mia. Quando siamo insieme, la maggior parte del tempo sono triste e apatica a causa dei miei pensieri; cerco conferme in lui, gli espongo i miei dubbi sovraccaricandolo, facendolo sentire a volte anche sbagliato. Lui cerca di tirarmi su di morale, di confortarmi, senza successo, e per lui questo è pesante, perché giustamente vorrebbe godersi i momenti insieme a me in maniera serena, come d’altronde desidererei io. Ogni mio tentativo volto a stare meglio fallisce e peggiora solamente le cose. E’ terribile. Mi sento in colpa verso di lui, stare con me è diventato come andare sulle montagne russe: un attimo prima è tutto idilliaco e rose e fiori, e il momento dopo sprofondo nel baratro. Non se lo merita. Dico di amarlo, ma di certo non faccio il suo bene con il mio comportamento. Inutile dire che il DOC mi fa pensare di lasciarlo perché in realtà sto solo cercando di non ammettere a me stessa di non amarlo, perché sarebbe troppo doloroso fare i conti con la sua perdita e con la solitudine. Mi sento come una sanguisuga che gli sta succhiando l’energia, nonostante lui dica di comprendere che il mio è un disturbo e che non c’entra niente con i sentimenti che provo verso di lui, che vuole starmi vicino anche se è dura perché in fondo sa che io lo amo. Ma forse non è anche lui malato come me? Mi sembra tanto che lui cerchi disperatamente il mio amore nella speranza e nell’attesa che io un giorno possa darglielo… ma sarà veramente così? Fatto sta che l’idea di perderlo per colpa del DOC mi lacera dentro, e mi lacera dentro l’idea che ormai la nostra relazione sia compromessa e non possa essere cambiata per il meglio, senza DOC, senza ansia, semplicemente amando genuinamente l’altro. Ed è come se questa idea, di amare l’altro, non riesca a concepirla. Voglio andare da uno psicologo, ma la maggior parte di essi non credono nell’esistenza di questo tipo di DOC e mi direbbero tutti quanti di lasciar perdere questa storia. Lei in che zona opera? Saprebbe consigliarmi un professionista a Napoli che potrebbe aiutarmi? La ringrazio moltissimo.
Salve Grazia, le ho risposto in privato.
Buongiorno Silvia , mi trovo per la seconda volta nella mia vita con questo problema, al quale ora so dare un nome.
4-5 anni fa ho interrotto una storia perché stavo malissimo, ansia depressione ed attacchi di panico a causa della mia mente che mi faceva andare in tilt.
Ora mi trovo nella stessa situazione, per di più con l’arrivo di un figlio.
Non sto più vivendo. Sa indicarmi uno psicologo zona Padova che sappia affrontare il problema.
Grazie
Quali sono i farmaci indicati per questo disturbo?
Occorre rivolgersi ad uno psichiatra per questo.
Questo è l’articolo più esaustivo che io abbia mai trovato sul DOC da relazione.
Ne soffro anch’io praticamente dall’inizio della mia storia, che dura ormai da due anni e mezzo. La cosa che più mi fa star male di tutta questa faccenda è che a farne le spese è il mio partner, che non riesce a stare tranquillo per colpa mia. Quando siamo insieme, la maggior parte del tempo sono triste e apatica a causa dei miei pensieri; cerco conferme in lui, gli espongo i miei dubbi sovraccaricandolo, facendolo sentire a volte anche sbagliato. Lui cerca di tirarmi su di morale, di confortarmi, senza successo, e per lui questo è pesante, perché giustamente vorrebbe godersi i momenti insieme a me in maniera serena, come d’altronde desidererei io. Ogni mio tentativo volto a stare meglio fallisce e peggiora solamente le cose. E’ terribile. Mi sento in colpa verso di lui, stare con me è diventato come andare sulle montagne russe: un attimo prima è tutto idilliaco e rose e fiori, e il momento dopo sprofondo nel baratro. Non se lo merita. Dico di amarlo, ma di certo non faccio il suo bene con il mio comportamento. Inutile dire che il DOC mi fa pensare di lasciarlo perché in realtà sto solo cercando di non ammettere a me stessa di non amarlo, perché sarebbe troppo doloroso fare i conti con la sua perdita e con la solitudine. Mi sento come una sanguisuga che gli sta succhiando l’energia, nonostante lui dica di comprendere che il mio è un disturbo e che non c’entra niente con i sentimenti che provo verso di lui, che vuole starmi vicino anche se è dura perché in fondo sa che io lo amo. Ma forse non è anche lui malato come me? Mi sembra tanto che lui cerchi disperatamente il mio amore nella speranza e nell’attesa che io un giorno possa darglielo… ma sarà veramente così? Fatto sta che l’idea di perderlo per colpa del DOC mi lacera dentro, e mi lacera dentro l’idea che ormai la nostra relazione sia compromessa e non possa essere cambiata per il meglio, senza DOC, senza ansia, semplicemente amando genuinamente l’altro. Ed è come se questa idea, di amare l’altro, non riesca a concepirla. Voglio andare da uno psicologo, ma la maggior parte di essi non credono nell’esistenza di questo tipo di DOC e mi direbbero tutti quanti di lasciar perdere questa storia. Cosa mi consiglia di fare?
Salve grazie1
è uno degli articoli di cui vado piu’ fiera e ho curato già tre pazienti su questa scia (dell’articolo).
le consiglio di cambiare psicologo e cercare quello piu’ adatto a lei.
😛
Salve dottoressa, ho conosciuto il mio attuale fidanzato 7 mesi fa e ci viviamo ogni giorno. All’inizio era tutto perfetto, farfalle nello stomaco, la voglia di cercarsi, la voglia di non smettere di parlare e così via. Poi da quando ho iniziato a notare come per la prima volta riuscissi ad aprirmi con una persona, è iniziato il panico. Le spiego meglio, in passato ho sempre avuto relazioni non serie, nel senso che io non sono mai riuscita ad aprirmi. Mi si diceva spesso che ogni volta che scendevo ero distaccata, che bisognava iniziare di nuovo da zero per farmi aprire un po’. Quando ero con questi ragazzi sentivo un po’ di farfalle nello stomaco ( o forse grande disagio) che mi portavano sempre a pensare di essere infatuata, ma non sono mai arrivata a pensare al sentimento. Mi andava bene perché ‘avevo una persona carina vicino e non mi addentrato così era sempre la prima volta che la vedevo’. Poi ritornando al mio attuale fidanzato, appena ho iniziato a vedere che ogni giorno ci costruivo qualcosa, non era un vedersi e ricominciare daccapo ma un mettere una pietrina giorno dopo giorno, ho iniziato a domandarmi se era possibile. Dopo due mesi spensierati, ho iniziato a domandarmi ‘come è possibile che mi sento così ? Non sono mai stato la a mio agio con un maschio.. Non sono mai stata così me stessa da non provare vergogna, di riuscire a dire ciò che penso senza paura, ma allora se ho avuto sempre timore significa che non è amore? Forse è amicizia ? Solo con gli amici di vecchia data mi sono sentita me stessa.’ Da lì ho iniziato a domandarmi sempre più frequentemente fino all’esssperazione. Alle solite domande su cosa sia, se ne sono aggiunte altre: ‘ mi sto accontentando dato che è diverso dai miei ragazzi passati o proprio per questo è quello giusto? Come si capisce cosa provo? Cosa dovrei provare quando lo vedo? Dato che ci vediamo ogni giorno non è più sussulto, sudare la mani e così via, allora significherebbe trascinare? Voglio stare con lui per tutta la vita? Lo vedo perfetto?’ ed iniziò ad applicarsi su tutto questo piuttosto che viverr la mia storia con lui. Recentemente si è aggiunto un fattore che mi fa stare malissimo, sono arrivata a vomitare ogni mattina perché avevo paura, ho iniziato a paragonare le sensazioni che provo con lui a quelle di un ex, da quel momento la mia mente pensa sempre prima di fare qualcosa a questo ex, se prima le ho fatte con lui per poter paragonare e se mentre sto con il mio fidanzato mi viene un flashback, mi sento malissimo, sento un angoscia che mi schiaccia: ‘ perché pensi al passato? Ami lui o chi stai ricordando?’. Questa cosa mi rende molto depressa perché mi sento non meritevole di amore e mi sento di star tradendo il mio partner. Per non parlare dei mille dubbi che mi assalgono se vedo qualcuno di carino, ‘oddio se penso che questo è carino è perché non lo amo’, oppure una volta vedendo una ragazza e pensando che era carina ho messo in dubbio anche la mia sessualità. Ho paura di rovinare tutto per questi pensieri intrusivi che non riesco a togliere dalla testa, ma poi penso ‘ come faccio a dire che non è amore, se sto cercando di mettercela tutta, nonostante tutti questi mostri?’
Salve,
la situazione richiede un inquadramento soggettivo in un contesto che non è un messaggio in un blog.
Se le interessa valuti se prendere un appuntamento, consultando la sezione RICHIEDI UNA CONSULENZA.
Salve, la ringrazio per la risposta. Sono in terapia da una psicologa e lei mi ha detto che il problema è la mia bassissima autostima su cui dobbiamo lavorare e il mio problema con l’intimità.. come se avessi dentro di me una madre interiorizzata che giudica e che si attacca ad ogni cosa di bello.. Ha detto che mi sto aggrappando al passato perchè ho paura di vivere il presente e che solo lavorando con la mia autostima che riuscirò a stare bene… Tuttavia sono alla sesta seduta e vedo dei riscontri positivi ma la paura c’è ancora molto forte soprattutto in momenti in cui devo fare regali, devo passare momenti gioiosi con lui.. Devo solo fidarmi delle parole della mia psicologa? Come posso chiedere un consulto?
Beh se lei sta seguendo un percorso dovrebbe affidarsi a quello, soprattutto se ha dei riscontri positivi.
Richiedere una consulenza con me è semplice, basta seguire l’iter segnato sulla sezione RICHIEDI UNA CONSULENZA.
Io ritengo che la sua problematica vada inquadrata e riferita ad un quadro di personalità più ampio della semplice area di autostima e che la ristrutturazione necessaria nel suo caso sia da ricondurre a dei pensieri negativi di base associati ad emozioni e schemi di attaccamento disfunzionali.
L’autosabotaggio è uno schema molto radicato e va trattato adeguatamente in terapia.
Dipende dall’approccio scelto.
Un caro saluto
Salve dottoressa, vorrei intanto ringraziarla per l’articolo bellissimo che ha scritto, e purtroppo per me che soffro da ragazzino di doc su vari livelli, è stato quasi un sollievo leggere che forse non son il solo da anni a soffrire per questo muro sentimentale che provo ogni volta che mi avvicino a qualcuna..ho iniziato a tornare in terapia perché sto conoscendo da poco una ragazza che mi attrae particolarmente e con cui sto bene, sento che vale e vorrei tanto che tutte queste rigidità mentali via via sparissero per sempre..non so se ce la farò mai, se ci dovrò convivere o altro..le chiedo: col mio terapeuta ritiene che la terapia più giusta sia quella cognitiva comportamentale?e se si, pensa veramente che si possa uscirne e vivere finalmente una vita sentimentale con più leggerezza? Grazie mille e ancora un caro saluto.
Salve Giacomo, grazie effettivamente è un argomento che mi interessa particolarmente il DOC come anche il tratto ossessivo perfezionistico nel quadro di personalità narcisistica.
Detto questo io ritengo che la terapia CC dia sollievo parziale e su un ossessivo dia veramente poco a livello culturale sul tema e a livello psicodinamico non spieghi i PROCESSI affettivi connessi agli errori di pensiero e quindi, un lavoro a mio parere del tutto sommario.
Le terapie integrate sono a mio parere le uniche valide al momento e non lo dico per portare acqua al mio mulino, dato che ho un’agenda piena fino a febbraio e non potrei neanche prenderla, ma ritengo VERAMENTE che la terapia integrata su base relazionale sia l’unica valida e che potrebbe abbinare un lavoro CC come STRUMENTO.
Un carissimo saluto
Buonasera, non scrivo niente su di me perché sono esausta per l’ossessione di non amare più il mio ragazzo, o forse non voglio che sia l’ennesima compulsione…però volevo ringraziarla, dottoressa, per le immagini e le metafore che ha usato, l’illustrazione con l’uomo e la donna su due rocce divise dal vuoto, uniti da un sottile filo; la metafora della masturbazione; la metafora finale molto poetica. Forse sono immagini che aiutano a prendere distanza dall’ossessività (anche se spero di non fissarmi su quella della masturbazione, spero che il mio non sia un amore che non ama). Anche l’introduzione sulla personalità ossessiva è utile, con il riferimento alla mancanza di autonomia. Mi fa pensare anche che dobbiamo ricavarla noi la nostra autonomia e amarci, riconoscere il nostro valore a prescindere dagli altri e dai riconoscimenti. Un saluto
Grazie Elisa, è un articolo a cui sono particolarmente legata.
Buongiorno dottoressa…
Mi ritrovo tantissimo in quello che lei ha scritto perche sto vivendo una situazione molto brutta.
Dopo la fine della quarantena mi sono cominciati a venire dubbi ossessivi sul mio ragazzo.
Ogni giorno mi alzo e subito i pensieri e i dubbi compaiono.
Inizio a chiedermi se lo amo davvero, la testa mi dice di lasciarlo di non volerlo piu.
Quindi io comincio a chiedermi su quale base ho questo pensiero ma non trovo nessuna risposta solo quella “lo devo lasciare”
Tutti i giorni ho bisogno di rassicirazioni e di sentirmi dire che lo amo ancora e se mi dicono il contrsrio sto male.
Non c’è un momento dove questo benisiero mi lascia, magari c’è quel piccolo momento dove qualcuno mi dice che lo amo oppure mi convinco che è cosi ma poi due secondi dopo torno subito a stare male.
Ogni singolo comportamento che ho verso di lui lo analizzo e mi dico se lo amo ancora non farei cosi oppure perche faccio cosi perche non lo amo piu?.
Non voglio rovibare tutto ma questa csa mi sta portando a farlo.
Sono bloccata anche nel fare l’amore con lui.
Durante questa quarantena prima di questa ossessione me ne erano venute altre come la paura incontrollata di contagiarmi oppure altre.
Ho iniziato ad andare dalla psicologa e lunedi sarà la mia terza seduta.
Ho tanta paura che tutto questo non passerà mai e ho paura di scoprire che magari quel pensiero è vero o che mi porti a lasciarlo…
Grazie di aver letto, buona giornata.
Salve dottoressa,ho conosciuto una ragazza stupenda a cui gli voglio molto bene, da piu di un anno ormai, ma lei purtroppo ha il disturbo ossessivo compulsivo da relazione, ogni volta che sente frasi dolci a cui ,io purtroppo non riesco a rinunciare lei va in blocco, poi mi dice che con me non vuole avere una relazione di coppia, perchè ha paura di allontanarmi dopo, ma questo avviene anche adesso certe volte dopo aver parlato riso e scherzato,dopo un po mi dice che vuole stare sola, e sparisce per giorni.
Quindi lei cosa mi consiglia che metodo potrei utilizzare, in modo da non farla bloccare ?
La ringrazio in attesa cordiali saluti.
Buongiorno dottoressa la ringrazio per aver scritto questo articolo in cui mi rivedo molto. Sono un ragazzo gay di 30 anni con un’infanzia con madre molto ansiosa e apprensiva. Ho avuto una sola storia finita 10 anni fa e Da 10 anni mi capita di conoscere ragazzi e fin dal primo incontro mi fisso o su aspetti estetici o su differenze di età o hobby. Insomma faccio di tutto per sabotare la relazione quando è la cosa che più vorrei. Ora ho conosciuto un ragazzo di 5 anni più piccolo di me ma che vedo molto affine ma mi faccio mille problemi sull’età e successivamente tendo a vederlo immaturo quando non lo è proprio. Mi rivedo molto in questo disturbo, vado in terapia da 8 anni prima psicanalisi poi sistemico relazionale. Sono migliorato molto crescendo in un ambiente ovattato, ma questo aspetto è ancora cosi. Questa volta ho scelto di provare a continuare e attraversare l’ansia. Cosa mi dice? Grazie mille
Salve Dottoressa,
Una persona a me vicina potrebbe soffrire di questa patologia. Lei dove opera, potrebbe fare della terapia online? Che tipo di terapia viene prescritta in questi casi dagli psichiatri?
Io lavoro a Roma. Gli psichiatri generalmente utilizzano i farmaci in associazione a TCC di terza generazione.
Buongiorno dottoressa, io sono in terapia per DOC e depressione su base biologica. Ho 54, sposato con un figlio. Ho una moglie che amo profondamente e che mi ha aiutato a vivere le gioie della vita pur in presenza di un DOC davvero invalidante che mi accompagna da quando ero bambino. Mi ritrovo in ogni cosa da lei descritta nell’articolo, le chiedo se nel DOC da relazione ci possono essere anche comportamenti in cui ci si sente giudicati dagli altri per la propria relazione o per i difetti presunti della propria partner su cui ci si ossessiona e quindi in qualche modo ci si sente in imbarazzo con gli altri.
Il DOC è una gran “brutta bestia” ha ragione, io associo alla psicoterapia anche paroxetina perché ero arrivato a piangere in continuazione dopo giorni e giorni di ossessioni che mi lasciavano a terra come uno straccio.
Grazie
mi spiace, capisco molto bene
Salve dottoressa. Mi è stato diagnosticato un doc da relazione per il quale sono in cura da un terapeuta+ ssri. Il mio terrore è di non amarla più. Questi pensieri accompagnati da compulsioni (ricerche di rassicurazioni su internet, o dialoghi interni volti all’autorassicurazione) mi colonizzano la mente. Forse io ho interpretato male il suo articolo, ma a me è sembrato di capire che in effetti è vero che non la amo e forse non l’ho mai amata realmente. Il mio terapista continua a ripetermi invece che il doc nel mio caso va a focalizzarsi su quello che amo di più, ovvero la mia compagna e che la paura di perdere questo amore, questa relazione, è uno dei fattori di mantenimento su cui lavorare. Cosa mi dice dell’interpretazione da me data invece al suo articolo?
Gentile dottoressa, siamo i genitori di una giovane di 37 anni che vive a Milano. Leggendo il suo articolo “amore e ossessivita’” abbiamo riscontrato la diagnosi del DOC da relazione che causa tanta ansia, ossessione e sofferenza a nostra figlia ed anche a noi genitori.
Nostra figlia, dopo aver convissuto con il suo ragazzo per 12 anni, si è recentemente sposata, ma non riesce a vivere la sua relazione affettivo – sentimentale in maniera normale.
Dall’età di 21 anni, la ragazza sta in terapia : dapprima con una psicologa, poi con un neurologo con cui ha iniziato una cura farmacologica e successivamente con una psicoterapeuta.
Prima del matrimonio ha sospeso l’assunzione del farmaco per motivi estetici (aumento notevole del peso ) A nostro parere fino ad ora non ha conseguito risultati apprezzabili. Ora si trova in una grave situazione di ansia e depressione.
Riconosciamo l’errore di fondo della nostra educazione perfezionista.
Vorremmo in ogni modo aiutare nostra figlia che ce lo chiede ad avere una vita normale.
La preghiamo di volerci dare qualche indicazione .
Nell’attesa di un suo cortese riscontro, porgiamo vivi ringraziamenti e distinti saluti
E’ stata illuminante. Mi sono chiesta x anni e attraverso terapie cosa avessi e perché non ero più felice pur vivendo in coppia. Anni. Ho amato mio marito ma col passare del tempo (40 anni) mi accorgo ora cosa realmente amo. Cosa mi fa felice. E lui non riesce , pur amandomi a farlo. Io attiva, lui pigro, io passionale lui razionale,. Non basta che mi ami ed io non mi accontento. E’ possessivo. Mi sono innamorata ma ondavo è sto perdendomi dentro. Analizzo ogni cosa come ho fatto con lui. Vorrei troncare x superare angoscia di non essere amata nonostante questo amore non sia perfetto e non lo possa essere. Ora ho capito
grazie davvero
Salve, una psichiatra mi ha diagnosticato il doc da relazione ma non credo di averlo (sebbene sia andata lì pensando di averlo e poiche ho pensieri ossessivi). So che dubitare della diagnosi è molto comune. È normale oltre dubitare che sia doc anche convincersi di avere altre patologie? E cercare (e trovare anche magari)prove che lo confermino? Prima temevo che la mia fosse dipendenza affettiva, perché penso di non amarlo ma non voglio lasciarlo. Ora credo di poter essere una narcisista covert, anche perché ho letto che quando si disinnamorano continuano a stare con la persona per i propri scopi. Io voglio stare con lui, ma forse lo voglio per i miei scopi? Sto dubitando di questa cosa perché l’altro giorno abbiamo litigato, ci siamo quasi lasciati, e io stavo pensando al fatto che saremmo dovuti partire per Parigi di lì a una settimana e che se ci fossimo lasciati non ci saremmo mai andati, e a tutte le altre cose che non avremmo fatto insieme. Non avrei dovuto invece pensare a lui? Più che a queste cose? Inoltre io sono una persona insicura, in passato avevo costantemente paura di poterlo perdere, e chiedevo molte rassicurazioni. Poi lui ha iniziato a venirmi incontro moltissimo su queste rassicurazioni, ma da un momento all altro a me sono sorti questi dubbi che si dice siano del doc ma non ne sono sicura. Potrebbe essere che come accade alle persone narcisiste covert (almeno secondo internet)mi sono disinnamorata perche non devo più ricercare le sue attenzioni?(specifico che di attenzioni me ne dava moltissime anche prima, è il partner ideale, veramente perfetto)
Per favore qualcuno mi aiuti
Inoltre c è stato un periodo, appunto quando ero molto insicura, in cui io gli dicevo spessissimo “ti amo”, proprio continuamente, e se lui non me lo diceva ci rimanevo male. Io pensavo fosse appunto insicurezza, infatti gli dissi che probabilmente se me lo avesse detto di più io avrei smesso di essere quasi morbosa e infatti così è stato. Ora penso che magari era narcisismo, io volevo le sue attenzioni. Poi ogni volta che litighiamo sono sempre io a piangere, a inseguirlo, voglio sempre risolvere subito le cose e non sopporto l’idea di perderlo. Ho visto che i narcisisti covert solitamente in caso di liti tendono a raffreddarsi e allontanarsi, ma d altronde potrei esserlo anche senza avere tutti i sintomi, no? Anche del doc non li ho mica tutti. Tra l’altro durante la lite che ho citato prima io ho fatto delle cose che ora potrei leggere come manipolazione, del tipo dopo averlo inseguito fino a casa, dopo che abbiamo litigato e io stavo piangendo, gli ho dato le spalle e ho fatto per andarmene e poi mi sono fermata perché speravo mi seguisse e così ha fatto. Ma io speravo mi seguisse perché lo amo o perché volevo manipolarlo? Come faccio a capirlo? Soprattutto quando la mia mente mi dice che non lo amo
La scorsa settimana mi sembrava di stare meglio, di provare amore, ma ciò è iniziato una sera in cui lui non sembrava avere particolarmente voglia di parlarmi, quindi forsa io volevo solo “riconquistarlo”, appunto da narcisista
Potrebbe essere? O sarà un dubbio del doc? Perché io ne sono convinta
Tra l’altro i narcisisti odiano essere ignorati, quindi magari c entra anche questa cosa, poi io andavo un po’ in paranoia anche solo quando semplicemente mi lasciava in visualizzato un messaggio (pensavo si stesse stancando di me) o magari una sera non voleva chiamarmi
Specifico che ora sono in pre ciclo quindi magari è davvero il doc e i sintomi si sono acuiti per questo, ma ci credo poco
Gentile dottoressa,
Questo doc è stato diagnosticato a mio marito a giugno scorso. Da alcuni mesi si sta curando con psicoterapia gestaltica e sertalina. Siamo passati da forti dubbi di non amarmi più con attrazione fisica verso altre donne, alla consapevolezza di amarmi ma con una sublimazione sessuale completa.
I riferimenti al materno nel suo articolo sono esatti, tanto nell’avermi scelta quasi come surrogato materno ideale.
I miglioramenti ci sono, ma sono lenti e mi logorano. Purtroppo in questi mesi sono stata seguita poco e male da una terapeuta che insisteva sul considerare che i dubbi di mio marito fossero reali: questo mi ha depressa e ora non so più cosa pensare. Ciclicamente ne discutiamo e a breve vedrò una nuova terapeuta che stavolta conosce la problematica di cui parliamo.
Secondo la sua esperienza quali sono i tempi realistici per una risoluzione? Certi atteggiamenti, se dettati dal disturbo (la necessità di fare conoscenze femminili per testare la scelta fatta su di me e la negazione sessuale) si arresteranno? Sono davvero esausta, ma amo ancora mio marito. So che sofferenze ha passato e questo mi fa sopportare. Vorrei solo capire se davvero tutto questo fa parte del disturbo o se davvero io non gli basto.
In quel caso prenderei le mie decisioni a malincuore, ma le prenderei.
È così difficile e ingiusta questa situazione, anche per il partner che deve aspettare e supportare.
Lei come valuta una terapia di coppia?
Al momento né lo psichiatra né la psicoterapeuta l’hanno proposta, ma io ne sento il bisogno, ma ho tanta paura di fare peggio se lui non è pronto.
Ultimamente mi dice “non puoi accettare che ho un disturbo?” Ed io l’accetterei pure se non avesse certi atteggiamenti (nascondermi solo le conoscenze femminili) che mi invalidano come donna.
Sono molto molto triste.
Volevo solo un amore normale…
Io qui noto anche un atteggiamento infantile e manipolativo rispetto al doc, cioè possiamo avere il doc ma ciò non ci porta a chiedere a una persona di giustificare le mie compulsioni a fine terapeutico. Sulla sua terapeuta non saprei, ma in generale instillare ulteriore paranoia in un paziente non lo trovo saggio in ogni caso.
Forse intendeva stimolarla a prendere lui sul serio e lasciarlo?
Lei deve capire cosa vuole e cosa è bene per lei indipendentemente dal fatto di dover tollerare un disturbo, perché tale disturbo ha un cui fulcro e cioè mettere in discussione lei.
Forse il fatto di smettere lei stessa di mettersi in discussione, potrebbe portare a lui un confine sul fatto di alzare cosi tanto l’asticella.
Inoltre gli psichiatri dovrebbero aggiungere psicoterapia alla farmacoterapia monitorando le compulsioni e le ossessioni.
Mancano poi molti elementi per poter comprendere l’utilità di una terapia di coppia, la gravità del doc di lui, la struttura di personalità sottesa, e poi altri elementi chiave come ad esempio i tempi della negazione sessuale verso di lei (totale a intermittenza etc..) quali sono gli elementi di positività e di resilienza della coppia e quali sono invece immutabili.