Dott.ssa Silvia Michelini     psicologiacoppia@gmail.com
Metodo Lei & Lui

Chiama: +39 339 8873385

La Scelta del Partner

E’ proprio vero, non ci scegliamo per caso; questa verità è ormai sotto gli occhi di tutti. L’amore così come la coppia sono stati oggetto di innumerevoli studi da parte di scienziati, neurologi, filosofi, psicologi, medici ed ognuno di loro alla fine ha concordato nel ritenere che alla base della scelta amorosa ci sono dei presupposti, biologici-evolutivi, psicologici (individuali e familiari), socio-culturali, che contribuiscono in tal senso a condurre il soggetto verso una scelta oppure un altra.

Siamo sicuri di essere liberi?

Come già affermato nei precedenti articoli, l’amore ha origine dal rapporto di estrema dipendenza fisiologica e psicologica tra la madre e il bambino, che via via si rende sempre più autonomo ed indipendente, esplorando l’ambiente e costruendosi un suo mondo di idee di opinioni ed un personale modello di amore e di coppia. In questo gioca un ruolo importantissimo, il Padre, che si configura come un possibile “salvatore” della condizione di dipendenza del figlio/a; il padre infatti è colui che inserendosi nella diade madre-bambino/a, rivendicando il suo ruolo nella coppia, contribuisce all’inizio del processo di separazione –  individuazione. In questo processo giocano un ruolo fondamentale anche la società e la cultura, che dovrebbero rappresentare per il giovane, un’opportunità di rendersi indipendente sia psicologicamente che economicamente, favorendone la spinta alla creazione di un nuovo nucleo familiare, che si basa appunto sulla coppia.  

Dalla Psicoanalisi ad Oggi: La teoria freudiana, superata?…. sì, ma non troppo!….

Secondo la teoria psicoanalitica la scelta del partner è condizionata dal superamento della fase edipica (mediamente 4 – 6 anni – vedi: la teoria dello sviluppo psicosessuale di Sigmund Freud).  In questa fase il bambino si “innamora” del genitore di sesso opposto, con il quale tenta di costruire un rapporto esclusivo e sente per il genitore dello stesso sesso un sentimento conflittuale (rivalità, gelosia, ma anche amore). (vedi il mito di edipo). La famosa “angoscia di castrazione” è la conseguente elaborazione del senso di colpa, che è vissuta in modo differente dai due sessi, secondo Freud. In questa fase, è decisivo il modo in cui i genitori reagiscono a questi comportamenti conflittuali del figlio/a, che nell’età adulta sarà inconsciamente condizionato nelle sue scelte amorose, dal ricordo di questa fase. Il superamento del complesso edipico infatti,  definisce l’identità sessuale. I bambini di sesso maschile si identificheranno con la figura paterna verso la quale hanno sentimenti di rivalità, ma anche di indiretta ammirazione e le bambine di sesso femminile con la figura materna, assorbendo parte dei ruoli, dei tratti del carattere e dell’atteggiamento del genitore. L’impossibilità o/e l’inversione di tale identificazione determinerà modificazioni del comportamento sessuale. Superata la fase edipica il ricordo di tutte le dinamiche relative scompare dalla memoria attraverso il meccanismo di rimozione. Tale ricordo riemergerà, quando la scelta dell’oggetto d’amore viene spostata fuori dalla famiglia (adolescenza). In questa fase il messaggio inconscio delle dinamiche di relazione con i genitori nella fase edipica e soprattutto con il genitore con il quale ci si era identificati si manifesteranno nel tentativo/speranza inconsapevole di compensare i problemi del passato. Si tenderà a cercare un partner con le caratteristiche del genitore di sesso opposto se l’amore per lui non è stato superato, mentre se l’amore con esso è stato di tipo conflittuale, l’orientamento si dirigerà verso partner possibili con caratteristiche spiccatamente opposte a quelle del genitore.  

 Amori sofferti e Amori “Sbagliati”:

“Mi innamoro sempre di quello/a sbagliata”.

Se non si è superata l’antica conflittualità edipica, si sceglieranno “partner compensatori”, che si prestano appunto al superamento di questi contrasti interni. L’intensità e la tendenza ossessiva verso situazioni compensatorie sono proporzionali ai sentimenti vissuti nei confronti dei genitori: positivi o negativi, superati o non superati, sereni o traumatici. La scelta si presenterà come il tentativo di risolvere un conflitto personale. Una causa di separazione consiste proprio nel fatto che uno dei due partner, supera i propri disagi profondi che hanno determinato la scelta dell’altro. Il momento del superamento del problema la situazione di bisogno, evocata dai disagi edipici irrisolti, cessa e così terminano le dinamiche attrattive verso quel partner. Il partner liberato sul piano inconscio decide di rivolgersi altrove per una scelta affettiva più matura e incondizionata.

 

La visione sistemica: il processo di separazione individuazione dalla famiglia d’origine

La teoria sistemica si differenzia da quella psicoanalitica; secondo loro, la scelta del partner è determinata sia da bisogni familiari che personali. Un fattore però può prevalere sull’altro in base al tipo di relazione che abbiamo avuto con la famiglia di origine. I bisogni e le attese soggettive suggeriscono le caratteristiche da valutare interessanti nella ricerca del partner. L’influenza della famiglia di origine riguarda soprattutto i valori (che cosa fa una brava moglie/marito?), i comportamenti e il mandato familiare (il compito più o meno dichiarato, che viene assegnato ad ogni membro della famiglia, come padre autoritario e lavoratore, madre comprensiva e casalinga, figli ubbidienti). Quando il mandato familiare prevale sui bisogni individuali, la scelta del partner si orienta verso caratteristiche esteriori, come la posizione sociale, il prestigio sociale, etc. Non è raro che alcune madri vogliano che la figlia sposi un uomo in grado di garantirle il prestigio sociale o comunque qualsiasi cosa che lei non è riuscita ad ottenere (tu non devi fare come me!!!). L’illusione conseguente è che questo tipo di unione possa soddisfare anche le aspettative personali (ad esempio: una persona empatica, flessibile e non rigida, che mi voglia bene, a cui piaccia parlare con me e si appassioni a me profondamente). Se la scelta del partner si orienta invece verso i bisogni individuali le relazioni si presentano meno conflittuali ed i problemi tendono ad essere affrontati e risolti mano a mano che si presentano.  La scelta del partner è più libera e si vede il partner per quello che veramente è: ( pregi e difetti). L’amore è vissuto come unione ed è valorizzata l’alleanza cooperativa tra i coniugi. E’ necessario quindi svincolarsi dalla famiglia prima di scegliere il proprio partner e formare una coppia? Il processo di separazione-individuazione ha inizio dall’infanzia è visibile in adolescenza, ma raggiunge il suo apice quando decidiamo di renderci indipendenti dalla famiglia, sia economicamente che emotivamente. Il completamento di questa fase si da spesso per scontato. Diventiamo adulti, ci innamoriamo e ci sposiamo o andiamo a convivere e ancora più spesso facciamo dei figli, senza esserci interrogati rispetto alla nostra capacità di essere individui autonomi e consapevoli. Altri preferiscono invece non imbarcarsi in questa scelta e optano per uno stile di vita da “single” liberi da ogni vincolo relazionale con un ipotetico compagno/a di vita; altri vorrebbero recuperare l’autonomia dopo una relazione fallita, mentre alcuni cercano disperatamente l’anima gemella senza successo, schermandosi dietro questa impossibilità per perdurare in uno stato psicologico di tipo infantile. La nostra società permette ogni tipo di scelta: essere single, convivere, avere tanti partner senza sposarsi, cambiare… ma prima o poi ognuno di noi si confronta con l’amore, la sofferenza, i quesiti amletici relativi alla coppia.

Cosa condiziona le nostre scelte quindi?

I motivi principali vanno ricercati  nella “motivazione” e cioè la spinta a compiere una scelta. I bisogni “primari” sono quelli evolutivi (tra i quali quelli sessuali/riproduttivi) e di accudimento-attaccamento. Il primo è legato alla conservazione della specie attraverso la funzione riproduttiva e il secondo alla ricerca della sicurezza. Questi “istinti primari” portano il soggetto ad osservare senza saperlo, tutte quelle caratteristiche “fisiche” che sono segno di salute (dentatura, muscolatura…etc..) e che rappresentano una garanzia per la prosecuzione della specie (riproduzione e aspettativa di vita per l’accudimento della prole). In parole “povere” la donna ricerca un maschio dominante con cui riprodursi, che le assicuri figli sani, ma che nello stesso tempo se ne occupi senza abbandonare la tana/casa coniugale (connubio a volte improbabile! ), l’uomo cerca una donna che stimoli la sua dominanza (corteggiamento/seduzione) e che nel contempo assicuri la sopravvivenza e l’educazione della prole, mentre lui procaccia il cibo (porta i soldi a casa) e sparge il suo seme qua e la (che non guasta mai), ma anche questo è un connubio a volte introvabile soprattutto dopo la rivoluzione femminista! A questi naturali bisogni dell’essere umano, spesso si aggiungono le pressioni sociali, le insicurezze personali, i repentini cambiamenti di una società in continuo mutamento, tutti fattori che contribuiscono a rendere questa scelta molto complessa.

 

Che succede se si resta dipendenti dalla famiglia di origine?

Un giovane che forma una nuova coppia ha davanti a Sè tre scelte: 1) Idealizzare il modello relazionale della famiglia d’origine: il soggetto fa delle scelte  che lo portano a confermare i miti o le credenze familiari (ripetizione del “copione” o mandato familiare). In questi casi dopo una prima fase illusoria, in cui si tende a mettere da parte Sé Stessi, ci si ritrova improvvisamente delusi e dubbiosi. Ci chiediamo cosa ci abbia portato a scegliere quella persona a suo tempo. 2) Svalutare il modello relazionale della famiglia d’origine: il soggetto si ribella al modello familiare, ritiene che il padre e la madre abbiano delle modalità di relazione errate, per questo motivo sceglie un partner del tutto opposto al modello familiare. (“negazione del “copione” o mandato familiare). Anche in questo caso si può restar delusi, poiché si è scelto un partner in un momento di ribellione, in una fase “reattiva”. 3) Valutazione critica amorevole e consapevole del modello familiare “Scelta Autonoma”: In questo caso il soggetto vive un momento di conflitto con il modello familiare, che contrasta al fine di ricercare una sua autonoma modalità di relazione. Non tutto ciò che proviene dal modello familiare, infatti deve essere necessariamente positivo o negativo. Sia che il soggetto abbia vissuto in una famiglia tutto sommato amorevole, sia che abbia vissuto in un clima familiare più conflittuale, crescendo sarà in grado di valutare ciò che c’è di buono nella coppia genitoriale, apprezzandolo e ciò che è negativo, allontanandosene, senza serbare però rancori o ansie verso i genitori. Sicuramente il soggetto che è stato amato, ma si è sentito libero, sarà avvantaggiato. Chi invece ha vissuto in famiglie conflittuali o disgregate farà più difficoltà ad uscire dal binomio “ripetizione/negazione”. In entrambe i casi la scelta autonoma è “la ricerca dell’uno al di sopra del bene e del male” ed anche “emanciparsi dall’incubo delle passioni” (rabbia, rancore, risentimento..) come citava una famosa canzone di Franco Battiato “E ti vengo a cercare In virtù di queste premesse, concentriamo la nostra attenzione solo su quelle persone o situazioni che appartengono allo schema prodotto dalle vicende della sua storia personale e meno attenzione agli elementi che non vi rientrano (quando diciamo “sembra che capitino tutti/e a me……sempre uguali…., ma che hanno il lanternino???).. A volte questo meccanismo può condurre ad un modus operandi “coazione a ripetere” in cui c’è il costante tentativo raggiungere una meta ideale che inevitabilmente verrà delusa. Nessuno, infatti, sarà in grado di corrispondere perfettamente al modello di relazione che noi abbiamo nella nostra testa e che è frutto di una lunga e complessa storia personale. Il primo campanello d’allarme è costituito dal “desiderio di voler cambiare l’altro” che si manifesta spesso inconsciamente già nella fase del corteggiamento.

“Ho bisogno di te” o “ho bisogno che tu sia così?”

In questo caso non riusciamo ad accettare l’altro per come lui/lei e tentiamo continuamente di cambiarlo, perfezionarlo, aiutarlo. Gli sforzi mirati ad ottenere questi cambiamenti generano invece una resistenza più o meno visibile e consapevole da parte dell’altro, che si può manifestare nelle forme più svariate per mezzo di quotidiane ripicche, stati depressivi, ansia, problemi sessuali. La distanza diventa sempre più incolmabile e si arriva ad una crisi di coppia; la comunicazione ne paga le spese e si accende il conflitto, più o meno aperto, è quotidiano e si sprofonda in un pesante senso di solitudine.