Imparare ad essere un genitore e un/a compagno/a valido, è essenziale per il benessere psicologico dei nostri figli e per la serenità familiare e di coppia.
Nel passaggio dall’essere coppia al “fare famiglia” i partner non solo sono coinvolti a livello personale con il compito di ridefinire se stessi e il proprio ruolo, ma sono anche inevitabilmente impegnati in un lavoro che potremmo definire congiunto, nel senso che sono chiamati a rinegoziare il loro legame al fine di trovare nuovi equilibri. Tale processo può condurre a legami più solidi, oppure può portare a situazioni conflittuali le cui dinamiche e i cui esiti sono tutt’altro che palesi.
Per la coppia, la nascita di un figlio è un evento importante, una fase di positivo stravolgimento, che rimette in discussione gli equilibri faticosamente conquistati.
Le dinamiche all’interno della coppia e della coppia con gli altri componenti della famiglia cambiano; i partner affrontano il passaggio dalla condizione di figlio a quella di genitore, proponendosi di non fare gli stessi errori dei propri genitori ed ambiscono ad un proprio modello di genitorialità.
Molto spesso la coppia ricerca la perfezione ed insegue l’ideale della famiglia perfetta, ma pian piano si scontra con la realtà: “il genitore perfetto non esiste”.
Questa disillusione, può essere motivo di forte crisi nei due partner, ma anche un’opportunità di crescita e di ricongiungimento con i propri genitori.
La possibilità che la coppia continui a funzionare in questo periodo, dipende dal livello di maturità che ciascuno dei partner è riuscito a raggiungere nel corso del suo sviluppo e risorse interne ed esterne della vita di coppia.
Le difficoltà che una coppia affronta dopo la nascita di un bambino sono sia pratiche che emotive.
Tempo: con l’arrivo del bambino l’organizzazione della coppia, ma anche dell’uomo e della donna individualmente, deve essere totalmente rivoluzionato, in ambito lavorativo, sociale e privato. Si è totalmente proiettati verso il figlio/a e si perde inevitabilmente di vista la coppia e la propria realizzazione professionale. Tutto quello che fino ad allora aveva avuto un valore assoluto, oggi passa in secondo piano.
Identità: Dopo l’arrivo di un figlio, si passa dallo stato di figlio a quello genitoriale e la propria individualità spesso entra in conflitto con l’essere genitori. Questo conflitto è aggravato dalla cultura, dalla perdita di valori e di rituali, dall’economia consumistica in crisi che spinge entrambe i partner a dover lavorare duramente, a scapito del tempo e delle energie da dedicare alla coppia, alla famiglia e al bambino. Ci si trova di fronte ad un bivio, se non lavoro non guadagno e non mi realizzo e sarò un cattivo esempio per mio figlio/a, inoltre non potrò mantenerlo/a, ma se lavoro tanto, ho i sensi di colpa, perché devo lasciarlo solo/a e nel frattempo trascurare la coppia. In questo conflitto, la donna, è biologicamente e culturalmente più svantaggiata. Per questo molte neo mamme, dopo il primo periodo trascorso col neonato, riconoscono che tornare in ufficio (sempre che nel frattempo siano riuscite a mantenere il posto) è quasi un sollievo: la realtà è che spesso si è lasciate sole nel difficile compito di crescere un bambino, perché l’uomo è totalmente assorbito dalle sue paure di inadeguatezza come padre a livello economico.
Solitudine e sensi di colpa: La comprensione e la partecipazione del marito con il bambino , giova allo stato psicologico della donna. Ma altrettanto importante e determinante è “poter” contare e non solo per un aiuto pratico, sulle rispettive famiglie d’origine: il punto di riferimento rappresentato dal rapporto d’amore primario con il genitore del medesimo sesso, permette non solo di guardare con più tranquillità agli imprevisti di una condizione del tutto nuova, ma anche di dare le giuste dimensioni a quello che succede.
La coppia che scoppia: Lo stress, la mancanza di tempo, la stanchezza, la gioia, la confusione mettono a dura prova gli equilibri della coppia. L’intimità può risentirne così come il dialogo e la condivisione. Se nella coppia, uno dei due partner ha sempre assunto il ruolo del genitore e uno del figlio, con l’arrivo di un figlio reale, il gioco può innescare dei conflitti molto intensi, come la gelosia dell’uomo verso la donna, l’eccessiva tendenza delle donna ad investire sul figlio/a escludendo emotivamente l’uomo..etc..
Conseguenze sui figli: La coppia è la base della famiglia, se non funziona quella, non funziona nulla. Molto spesso, si fa un figlio per realizzarsi o per dare una svolta alla coppia stessa, per rilanciarsi e rimettersi in gioco. Tali motivazioni sono poco coerenti con l’essere genitore e ciò che realmente implica; presto ci si scontra con le esigenze del figlio e con i conflitti di coppia, che non migliorano con l’arrivo del bambino, anzi tendono ad aggravarsi o a manifestarsi. Ecco quindi che un evento lieto e miracoloso come quello della nascita di un figlio può essere vissuto come un evento traumatico, difficile, costellato da una serie di stereotipi (non avrai piu’ tempo pe te, tuo marito/moglie avrà occhi solo per il bambino/a…e via dicendo..). A farne le spese sono i figli, soli, arrabbiati, senza riferimenti, strumentalizzati, ma soprattutto confusi e impotenti ed ecco che arriva la rabbia del/lla figlio/a, il cattivo comportamento a scuola, i brutti voti in adolescenza e altre mille manifestazioni di disagio o di richiesta di attenzioni.
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Dott.ssa Silvia Michelini
Psicologa esperta in Affettività, Trauma e Relazioni. Ideatrice e fondatrice del Metodo Lei&Lui®
Psicologa esperta in Affettività, Trauma e Relazioni. Ideatrice e fondatrice del Metodo Lei&Lui®