Quando si parla di masochismo, si pensa subito al masochismo sessuale, che associamo all’uomo e alla donna in egual misura, ma quando si parla invece, di masochismo affettivo/morale, pensiamo subito alla donna.
La segregazione sessuale (uomo e donna) avviene già dalla nascita, quando al maschio si assegna un fiocco azzurro e alla femmina uno rosa e prosegue lungo tutto il corso dello sviluppo affettivo e sociale attraverso l’educazione, la scuola e poi la costruzione di una famiglia.
Alcuni studi dimostrano, che le mamme si relazionano in modo differente coi figli a seconda che siano maschi o femmine e questo in base a una sorta di diktat biologico, di istinto…, ma anche in base ai vissuti più o meno traumatici del femminile, che si tramandano di generazione in generazione.
In generale, alle femmine si richiede maggiore propensione alla relazione, al dialogo, al sacrificio, alla compostezza, all’educazione e alle buone maniere, mentre al maschio si concedono fin da subito molte più libertà, soprattutto per quanto riguarda l’espressione dell’aggressività.
All’educazione EMOTIVA (orientata alla consapevolezza e alla libera espressione della propria unicità e talento), si preferisce l’educazione repressiva, che passa quasi sempre attraverso l’inibizione emotiva, la competizione (il mito del potere) e l’educazione alla vergogna.
Le femminucce sono ammonite in modo più severo se esprimono emozioni o sentimenti che sono giudicati socialmente inappropriati per il suo genere come la rabbia o l’aggressività e i maschietti sono costretti a sopprimere invece emozioni come la paura e la tristezza.
Anche nel gioco, non viene loro concesso di assumere ruoli in libertà: le femmine devono giocare a mamma e figlia e i maschietti alla guerra.
In particolare, la segregazione di genere ruota intorno al concetto di FRAGILITÀ’.
La fragilità DEVE essere esclusivo appannaggio femminile ed in generale è assolutamente temuta dalla società occidentale, perché simbolo di VULNERABILITA’ e quindi di maggiore predisposizione alla debolezza e al fallimento.
La segregazione di genere (disparità sociale basata sul genere sessuale) è uno strumento educativo, che permette alla famiglia (come strumento) e alla società di SEMPLIFICARE la realtà, dicotomizzandola.
La semplificazione è la base su cui la società costruisce STEREOTIPI (DONNA/FRAGILE E SOTTOMESSA – UOMO/FORTE E CORAGGIOSO).
Gli stereotipi sono dunque ETICHETTE, categorie che noi creiamo o alle quali ci adeguiamo implicitamente attraverso l’educazione, per semplificare la realtà, per capirla meglio e condividerla, per prevedere cioè come una persona dovrebbe comportarsi in base al suo ruolo, alla situazione, all’età che ha e via dicendo…
Gli stereotipi sono odiose limitazioni, che l’uomo vede necessarie per sentirsi al sicuro, ma che poi generano in lui un conflitto tra desiderio/piacere e dovere/frustrazione.
L’autorealizzazione infatti, così come l’individuazione sono processi che la società cerca di impedire all’essere umano attraverso la manipolazione di massa e i suoi strumenti, tra cui la segregazione di genere, la repressione della libertà sessuale e la religione.
L’individuazione è pericolosa, la libertà è pericolosa, perché le persone che hanno l’ardire di conoscere se stesse, realizzare le loro parti mancanti, sono impegnate, ma anche consapevoli e in tal senso più libere e meno governabili.
La religione in tal senso, ha l’obiettivo di EDUCARE AL SENSO DI COLPA e ALLA REPRESSIONE più che a una sana morale, impedendo che l’uomo acceda alla propria realizzazione, avvertendola come un pericolo al mantenimento dei legami affettivi e del riconoscimento sociale.
L’individuazione è un processo psichico unico e irripetibile di ogni individuo che consiste nel superamento del conflitto umano insito negli opposti e nel concetto di dualità (MASCHILE-FEMMINILE/ODIO-AMORE..etc) nell’integrazione dei vari elementi frammentari della realtà e nel raggiungimento di una consapevolezza di se stessi e di una.
Tutto ciò che esiste è doppio, l’energia è duale (polo positivo e negativo) anche se originariamente si narra non esistevano l’uomo e la donna, ma un androgino che poi fu diviso in due parti, per questo l’uomo e la donna si sentono manchevoli e ricercano per tutta l’esistenza la loro parte mancante.
“Anticamente la nostra natura non era quella di oggi. I generi non erano tre o due, come ora, maschio e femmina, ma ce n’era uno che partecipava di entrambi… un androgino… la forma di questo essere era sferica, e aveva quattro mani e quattro gambe… Giove decise di tagliarlo a metà… da tempo perciò è connaturato agli esseri umani l’amore reciproco, per questo ognuno è sempre alla ricerca della propria metà, sia essa uomo o donna, indipendentemente dal proprio sesso, per ricostituire l’intero iniziale… Per questo diciamo che ognuno cerca la propria metà… La causa della nostra ricerca è che un tempo eravamo interi, e al desiderio e al perseguimento dell’intero noi diamo nome amore” (Platone)
Gli strumenti educativi con cui la società spinge le persone al conformismo e al rispetto di regole morali e codici etici condivisi è basato sulla SVALUTAZIONE, LA PUNIZIONE, IL RICATTO E SOPRATTUTTO LA VERGOGNA; basti pensare ai metodi educativi che vigevano ancora negli anni 70 in cui le “cinghiate” erano considerate SANE FORME DI AMORE PATERNO.
Oggi rispetto all’autoritarismo, vige invece un generale LASSISMO GENITORIALE, una sorta di perenne condizione infantile, narcisistica e amorale, nella quale il genitore non vuole assumere il suo ruolo di educatore, delega dove può e concentrato su se stesso e non fornisce al bambino un rispecchiamento emotivo adeguato, ma solo oggetti e in tal senso candida i figli al caos e antisocialità, perché la libertà non è assenza di confini e regole, ma si basa sull’autorevolezza e la consapevolezza emotiva; non si trova né nell’estremo yang della violenza, né nell’estremo yin della passiva rassegnazione.
L’individuazione quindi è intesa come realizzazione della propria personalità attraverso meccanismi che non hanno nulla a che fare con la sottomissione e la vergogna, ma che puntano alla disgregazione di questi sistemi di pensiero e alla creazione di un Sé unico, al di sopra di tutti questi contrasti, all’unione tra i due poli psicologici maschile e femminile nella personalità e al suo sviluppo nella sua unicità con enfasi rispetto agli aspetti SOGGETTIVI dell’essere umano.
Torniamo quindi al tema del masochismo e dell’aggressività nell’uomo e nella donna come forme di NARCISISMO, cioè di immaturità psicoaffettiva, scissione e identità frammentaria.
Lo sviluppo dei maschi e delle femmine, nonostante la violenza operata dalla società consumista sulla spontaneità e la creatività, prosegue indisturbato e in modo abbastanza simile fino all’adolescenza e l’età adulta (giovane adulto – 18-30), momento in cui alla donna, si richiede di iniziare a pensare al suo futuro, a una famiglia a dei figli e di rinunciare sostanzialmente alla sua realizzazione, mentre al suo compagno uomo è concesso, anzi diciamo IMPOSTO di proseguire nella sua realizzazione E DI RENDERE FELICE LA SUA DONNA E SOSTENTARE LA FAMIGLIA mentre la sua compagna sarà “colei che silenziosamente lo curerà e lo assisterà senza infastidirlo nel suo processo di autorealizzazione”.
E’ da qui che in ogni coppia si instaura un conflitto “isterico” (di forza) e uno stallo narcisistico, in cui le polarità maschile e femminile invece di completarsi si respingono.
La donna, identificatasi con la madre, ma innamorata del padre (complesso di Elettra) ed illusa da lui di poter conquistare il mondo, inizia ad avere un conflitto di identificazione: se sceglie la sua parte femminile, deve “castrare” il suo pene immaginario e in tal senso, invidiare quello del padre o del marito/compagno.
Ciò determina forte rabbia e senso di colpa, ma raramente ad ella sarà concesso di esprimerla o sarà tacciata di isteria o di essere una donna “indomabile”.
Nel mondo del lavoro, qualora lei abbia forza di tentare di destreggiarsi, sarà costretta ad indossare un fallo simbolico, che poi a poco servirà se non ad illudersi, perché anche li, viene penalizzata e per questo spesso alla fine, anche se non sarebbe la sua prima scelta sceglie di realizzarsi solo attraverso un uomo e quindi la famiglia.
Chi sceglie di non farlo viene etichettata come “zitella infelice” e se non avrà figli come “una povera donna sterile che non è stata in grado di dare figli al marito” o se non li vuole, un isterica femminista.
L’uomo deve avere un pene potente, un seme altamente fertilizzante e non mostrare mai una debolezza, un cedimento dinnanzi alla sua compagna.
Praticamente qualsiasi posizione assume la donna è criticata tranne quella della brava madre e donna di famiglia e l’uomo può solo fare il macho.
L’uomo single è definito “UNO SCAPOLONE D’ORO”, una donna “UN’ACIDA ZITELLA”, un uomo che ha molte donne è “UN GRANDE CONQUISTATORE”, una donna che vuole vivere la sua sessualità liberamente “UNA LURIDA, UNA VACCA, UNA ZOCCOLA, UNA PUTTANA”….
L’uomo innamoratosi di una donna libera, gioiosa, piena di interessi, si troverà necessariamente a doverla sottomettere per essere uomo, perché se instaurasse con lei un legame intimo, paritario, la sua identificazione col padre verrebbe meno e dovrebbe fare i conti con il suo lato femminile “represso”.
La donna così, repressa da ogni lato, inizierà a comportarsi come una serpe covata in seno.
Ricercherà costanti attenzioni dal suo uomo rispetto alle rinunce che ha fatto e fa per lui, per i figli.
Si ammalerà di ESIGENZA DI GRATITUDINE, che è la base del vittimismo e del narcisismo masochista al femminile.
I conflitti edipici nell’uomo infatti, lo portano a desiderare una donna forte come un padre che non esprime fragilità e a respingere ogni esigenza di intimità con essa per provare la loro virilità.
Un po’ come due cavalli che corrono liberi insieme e alla fine solo uno dei due resta in stalla, mentre l’altro continua a correre.
Ecco la famosa INVIDIA DEL PENE della donna e DELLA VAGINA da parte dell’uomo.
PRATICAMENTE DUE PERSONE CHE SI INVIDIERANNO E SI COMBATTERANNO PER IL RESTO DELLA LORO VITA NON POTENDOSI MAI INCONTRARE IN UN NUCLEO DI INTIMITÀ’.
E questo non cambia nella coppia omosessuale.
Si pensa poi che vada meglio all’uomo, a cui spesso neanche va di realizzarsi, per questo la segregazione di genere è una forma di violenza ANCHE E SOPRATTUTTO SULL’UOMO, ma è una forma più silente.
L’uomo, non preparato né educato ad esprimere i sentimenti, si troverà a gestire la rabbia repressa e l’odio inconscio della compagna INCONTENTABILE, FRUSTRATA, ma nessuno dei due consapevole di questa prigione riuscirà nella coppia né a realizzare il suo individuale, né a vivere felice nella coppia.
Si verifica cioè UNO STALLO EVOLUTIVO, UN INGORGO ENERGETICO.
Confusi cercheranno fuori quello che non riescono a realizzare al suo interno, ecco quindi che l’uomo tradirà la moglie con una donna che percepisce libera e la donna con uno che sente più amorevole o più potente sessualmente.
Compito dell’uomo quindi, è realizzare il suo femminile e costruire un suo maschile, una sua identità distaccata dal modello paterno e della società patriarcale, idem deve fare la donna distaccandosi dai dettami masochistici e cattolico moralizzanti del femminile atavico e smettere di temere L’ABBANDONO ricercando costantemente la protezione maschile.
Il problema del superamento di questo masochismo nella donna è dato dal fatto che mentre nell’uomo l’espressione della fragilità è condannata e denigrata, nella donna schemi quali SACRIFICIO, SOTTOMISSIONE, PROPENSIONE ALLA SOPPORTAZIONE ESTREMA, sono considerati nella società, PUNTI DI VALORE addirittura tramandati da donna a donna.
Quante volte abbiamo sentito dire “QUELLA DONNA E’ UNA SANTA”… ma tutti sappiamo quanto queste sante agiscano all’interno della coppia e della famiglia con logiche di CONTROLLO, VENDETTA, AGGRESSIVITA’ PASSIVA, RICATTO AFFETTIVO, MANIPOLAZIONE, SADISMO E RIVENDICAZIONE SUI FIGLI, IPOCONDRIA, MALATTIA MENTALE, DEPRESSIONI.
Ecco perché la peggiore forma di maschilismo è quella femminile ed ecco perché IL FEMMINISMO E’ SOLO UN’ALTRA FACCIA DELLA MASCHILISMO.
LA VERA LIBERTA’ INDIVIDUALE E DI COPPIA PASSA PER LA REALIZZAZIONE DEL SE’ E LA POSSIBILITA’ DI ESPRIMERE LA PROPRIA CREATIVITA’ SIA NELLA COPPIA CHE NELL’AMBIENTE ESTERNO.
Ogni coppia moderna quindi, in pieno conflitto evolutivo deve lottare contro i modelli di appartenenza, costruire un’identità individuale salda e maturare a livello affettivo includendo nel sistema di valori LA CURA E L’INTIMITA’ come obiettivo comune e non solo appannaggio del femminile.
Questo processo non è possibile se non attraverso un percorso di consapevolezza, che può passare dalla psicoterapia, al viaggio, alla scoperta di sé, ma raramente avviene in modo naturale, perché occorrono STRUMENTI per conoscere i propri schemi di relazione, le dinamiche affettive intergenerazionali e operare una sorta di piccola ribellione personale al conformismo sociale.
Questo genera in noi molta PAURA.
Questo non ci rende più felici, ma più liberi e quindi meno angosciati, più consapevoli e quindi più sereni, ma ci rende anche genitori più affettuosi che tramanderanno valori affettivi etici e morali non più ancorati al conformismo sociale ma a codici diversi che riguardano temi come L’UMANITA’ E L’EMPATIA.
Ama e conosci te stesso. E’ un dovere sia dell’uomo che della donna 😀
Dottoressa Silvia Michelini
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Dott.ssa Silvia Michelini
Psicologa esperta in Affettività, Trauma e Relazioni. Ideatrice e fondatrice del Metodo Lei&Lui®
Psicologa esperta in Affettività, Trauma e Relazioni. Ideatrice e fondatrice del Metodo Lei&Lui®