Amore e Sessualità
L’Essere Umano ricerca istintivamente il piacere ed evita il dolore.
Il “
principio del piacere” di cui parlava Freud suona così datato, ma è ancora estremamente attuale; esso definisce la tendenza di ogni essere umano a scaricare il più presto possibile l’eccitamento corporeo dettato da un bisogno (sessuale o di sopravvivenza) ,che preme per essere soddisfatto e a mantenerlo al livello più basso possibile per evitare il dolore.
La realtà tuttavia, non pone sempre le condizioni favorevoli affinchè l’uomo possa soddisfare i suoi bisogni; di conseguenza il piacere deve essere rimandato o rimosso attraverso i meccanismi di difesa (comportamenti innati o appresi, che ci permettono di mantenereun equlibrio interno, allontanando dalla mente pensieri o realtà che sono troppo gravose da accettare per noi).
Tali meccanismi non sono “patologici” di base, ma possono divenirlo qualora il soggetto li assuma come modalità di comportamento predominante.
La capacità umana di mettersi a confronto con la realtà e trovare un compromesso con essa e di valutare le conseguenze delle proprie azioni è detta quindi
principio di realtà.
Il primo contatto importante che l’essere umano ha è quello con la madre.
Dal primo piacere basato esclusivamente sul soddisfacimento del bisogno (fame e calore/contatto), si passa rapidamente ad un gioco di sguardi e mutui riconoscimenti che possono essere considerati un inizio di seduzione.
Il bambino ha bisogno dell’altro sia sul piano materiale che psicologico, un adulto invece, non dovrebbe più aver “bisogno” dell’oggetto materiale (CORPO), ma dovrebbe essere alla ricerca di un oggetto psichico (ANIMA) che gli permetta anche un rapporto materiale.
Nell’amore maturo, infatti, vi è una notevole differenza tra bisogno e desiderio.
La sessualità dell’uomo è ormai svincolata dalla riproduzione e proprio perchè si è liberata di questo condizionamento biologico, comporta la ricerca di un altro soggetto che stimoli il rapporto.
L’attrazione è valida solo nel momento in cui un soggetto è in grado di accettare sia la realtà fisica che psicologica dell’Altro; se non c’è questa capacità non può esserci desiderio e quella che è definita come “attrazione fisica” rimane legata esclusivamente ad un “bisogno”.

Il desiderio viene dal nostro mondo interno e si rivolge al mondo interno di un’altra persona, intesa come soggetto e non come puro “contenitore”, si svincola dal biologico ed accede alla sfera relazionale, differenziandosi pertanto dal bisogno.
Il desiderio non può esaurirsi, perchè non ha come scopo ultimo la “scarica”, come accade invece per il bisogno.
Il desiderio si struttura pertanto, non dal soddisfacimento di un bisogno, ma sulla base di un’esperienza soddisfacente che si ripete.
In quest’ottica, comprendiamo come la sessualità possa essere soddisfacente ad ogni età e in ogni fase di vita della
coppia, poichè quando essa si svincola dal bisogno, non si esaurisce, ma cresce.
Aldilà dell’unione fondata sull’illusione di un’unione simbiotica (primaria), dovrebbe esserci “l’unione di due solitudini”, in cui la diversità dell’altro è percepita come ricchezza, come sfida e non come frattura.
Quando l’Altro nella sua diversità è percepito come “distante”, “separato” piuttosto che come una risorsa o una sfida, molto spesso si arriva a tradire, poichè si ricerca in un nuovo partner l’illusione della simbiosi.
In tal senso uscire dalla fase dell’infatuazione e realizzare Sè Stessi è fondamentale per qualsiasi relazione.
La presenza dentro di noi di un bambino inerme pronto ad affidarsi incondizionatamente all’altro è proprio ciò che allo stesso tempo ci delude ed è essenza stessa dell’esperienza amorosa.
Non può esistere maturità al di fuori della consapevolezza delle nostre dinamiche infantili (A.Carotenuto, Amare Tradire, Bompiani . 1995).
La capacità di separarsi è alla base del riconoscimento dell’altro come opposto, ma non oppositivo, come “complesso” e non come “complicato”.
Tuttavia, il desiderio, originatosi da un bisogno primario di accudimento, mantiene le tracce nella nostra memoria e rappresenta il nostro “punto debole”, perchè è li a ricordarci la nostra incompletezza esistenziale, l’importanza dell’altro per vivere.