Finchè amiamo qualcuno, l’energia va portata nella coppia, per quanto doloroso e difficile sia ammettere le proprie debolezze o avere il coraggio di CHIEDERE QUELLO CHE DESIDERIAMO, siamo chiamati a non scegliere la strada più facile, perchè quella giusta è sempre in salita.Silvia Michelini
Scrivo questo articolo in risposta alle tante lettere che scrivete, in cui chiedete spiegazioni ed approfondimenti sul tema del tradimento in amore.
Il tradimento è sempre sbagliato? è sempre negativo? perchè ho tradito? perchè sono stato tradito/a? devo confessarlo? essere sinceri e leali significa dirsi tutto quanto?
Ogni coppia nasce sulla base di un patto di fiducia, tale patto ha in sè aspetti consci e inconsci, è stato negoziato durante le prime fasi della relazione ed include una serie di “regole” implicite, che segnano i confini della coppia stessa.
Il patto di fiducia è il basimento su cui si costruisce un palazzo e varia in base al tipo di palazzo che si vuole costruire.
Ogni coppia, cioè, ha una sua tolleranza rispetto all’apertura dei confini nella coppia, alla presenza di un terzo elemento all’interno dei confini della relazione, esistono pertanto le coppie “protettive” in cui i confini sono rigidi e reali e le coppie “individualiste” in cui i confini sono percepiti a livello psicologico, ma non sono reali, poichè sono ammesse amicizie, contatti con l’esterno, frequentazioni, purchè non implichino una relazione o un coinvolgimento di tipo sentimentale e sessuale, vi sono infine le coppie “aperte” in cui sono ammesse relazioni sessuali con altre persone a patto che l’altro ne sia al corrente e che non vi sia nessuna implicazione sentimentale con l’altro, che funge da “gioco” sessuale per i due partner, che eventualmente decidono se condividere il sesso con terzi elementi, attuando le loro fantasie inconsce.
Nessuna coppia è meglio di un’altra, si tratta solo della libera scelta dei due partner, poichè il tradimento esiste, laddove termina la tolleranza dell’altro, laddove inizia la sofferenza, poichè esiste la trasgressione di una regola implicita e con essa del rispetto e della fiducia reciproca.
Ci sono coppie i cui confini sono chiusi e rigidi, queste coppie sono orientate ad una relazione maggiormente simbiotica, i partner che la compongono sono ancorati alle dinamiche di possesso ed esclusività o semplicemente dover coscientizzare il fatto che “nessuna persona ti appartiene” è troppo doloroso, pertanto evitano la discussione e negano che tale evento possa esistere, nei casi migliori, evitano di trovarsi a contatto con situazioni che possano minacciare tali confini, mettendo a rischio la coppia.
La presenza di un terzo elemento nella coppia infatti è sempre un rischio, che biologicamente significa per l’uomo, non avere certezza rispetto alla paternità della sua prole e per la femmina, la perdita del maschio e con esso la protezione della sua prole.
Psicologicamente invece significa confrontarsi con un’altra persona e con le eventuali lacune individuali o di coppia (rispetto al proprio impegno nel rapporto), significa confrontarsi con le proprie insicurezze e rischiare di incappare in una grave ferita narcisistica.
Nelle coppie “rigide” non è ammesso nemmeno considerare la possibilità che esista un terzo altro dalla coppia, non vi è dialogo rispetto alla figura del “terzo” inteso come fantasia o realtà. Il terzo può essere costituito da una terza persona, sia maschile che femminile, come anche da un oggetto, un hobby, un’attività, che implica un impiego di energie maggiore al di fuori della coppia.
Qualsiasi coppia attraversa questa fase e vive questa realtà, perchè prima di potersi affidare ad aprire i confini, il partner deve essere rassicurato rispetto all’esclusività del rapporto.
La nostra energia può essere impiegata su un continuum che va dall’interesse verso qualcosa o qualcuno alla completa dedizione verso questa cosa o persona, dalla dimensione psicologica alla dimensione fisica (parlo e mi confronto con un altro/a vs avere un rapporto sessuale con un altro/a).
Non ci sono regole o assunti di base, non c’è un qualcosa che sia GIUSTO o SBAGLIATO, poichè il ragionamento polare giusto/sbagliato è assai riduttivo e non accoglie tutte le situazioni e le sensazioni che il tradito, come il traditore possono trovarsi a vivere.
Le regole che gestiscono i confini andrebbero stabilite durante le prime fasi di una relazione, poichè scoprire quali siano i limiti dell’altro/a durante la relazione, comporta maggiori sofferenze, conflitti e spesso separazioni.
Il tradimento va confessato in ogni caso?
La risposta è NO.
La leggenda metropolitana circa l’estremo valore della VERITA’ è appunto una leggenda; la verità non esiste, nel senso che ogni individuo percepisce la realtà a “modo suo”, per cui la domanda che dovremmo porci è: “questa trasgressione piccola/media/grande al patto di fiducia che ho stabilito con il mio partner, farà soffrire il mio partner”?
Se la risposta è si, come chiaramente sarà, soprattutto se si tratta di una coppia classica (rigida) allora dovremmo omettere di trascinare il nostro partner in sofferenze che non gli appartengono, almeno fino al momento in cui non decidiamo che questo tradimento sia dovuto a lacune nel rapporto di coppia, a quel punto è conveniente reinvestire le energie nella coppia mettendo al corrente il partner delle lacune che vi sono, ma se l’intento è proseguire il nostro cammino con il nostro partner, il tradimento non va confessato, ma va ELABORATO SOGGETTIVAMENTE.
Non confessare un tradimento non significa essere egoisti, spesso è l’atteggiamento contrario ad esserlo e cioè CONFESSARE/FARSI SCOPRIRE – ESSERE COLPEVOLIZZATI E PUNITI, se non intendiamo lasciare il partner, ma anzi proseguire correggendo certi atteggiamenti e incoraggiando il partner a fare la medesima cosa, non conviene confessare, ma ASSUMERSI LA RESPONSABILITA’ DEI PROPRI ERRORI ATTRAVERSO IL SILENZIO E UN PROCESSO DI CONSAPEVOLEZZA INTERIORE.
Chi tradisce sta cercando un cambiamento, una crescita e un’evoluzione perchè chiaramente il precedente equilibrio di coppia non è più adatto al benessere di entrambe.
Chiaramente non confessare non significa divenire traditori recidivi e giustificare i propri egoismi o accontentarsi di compensare mancanze nella coppia e quindi perpetrare in un comportamento psicologicamente negativo, che porta a sensi di colpa, scissione affettiva, confusione ed altre dinamiche non proprio piacevoli!
La cosa che più mi ha portato a riflettere di questo bel post è la riformulazione della definizione di “tradimento”.
Qui infatti tradire non significa venire meno ad un codice di comportamento standard, universalmente condiviso a priori; piuttosto: il tradimento è tradimento della fiducia dell’altro nel momento in cui inizia la sua sofferenza e termina la sua tolleranza.
E poiché ciò dipende dalla trasgressione di una regola implicita all’interno della coppia, ho subito pensato a tutte le possibili lacune che possono esserci state durante la fase di costituzione delle regole stesse, a tutti quei cortocircuiti che possono aver creato una falsa condivisione tra i due interlocutori.
Mi spiego meglio: può essere che la coppia abbia stilato il suo statuto di regole – consapevoli e inconsapevoli – e che successivamente si sia venuti meno ad una o più di esse.
Ma, purtroppo, può anche darsi che le regole messe in campo da ciascuno dei due partner non fossero le medesime e che pertanto si sia verificato un fraintendimento reciproco: questo inevitabilmente finisce per portare molta sofferenza all’interno della coppia, poiché il senso di inganno e tradimento è profondo, a volte totale.
In sintesi, il tradimento va ben oltre la mancanza di fedeltà sessuale e a volte non è neppure consapevole!
Condivido pienamente l’importanza di compiere un lavoro su di sé per elaborare l’evento costruttivamente.
Grazie del tuo contributo,che coglie in pieno il senso che voleva dare,ti ringrazio per aver rielaborato in modo cosi chiaro il mio pensiero. Un abbraccio
Silvia Michelini