Il narcisismo al femminile
Introduzione Si parla sempre di narcisismo al maschile, perché nel tempo, nella nostra cultura si è delineata una netta dicotomia tra vittima e carnefice e tra uomo e donna. Questa storica dicotomia risente di un’impronta decisamente biologica. Ci resta facile infatti pensare ad una donna come fragile e ad un uomo come forte, per via della forza fisica e questa dicotomia viene trasmessa e rinforzata attraverso processi di segregazione di ruolo basati sui valori che quella società ritiene accettabili o meno. In una società, l’educazione (in tutti i contesti di vita) è un mezzo importante sia nel rinforzo, che nella lotta alle stereotipie di genere. L’abuso psicologico (spesso anche quello fisico) riguarda anche gli uomini, ciò è stato documentato da alcuni ricercatori dell’Università di Bristol. In questo studio, gli autori sottolineano che gli uomini che subiscono abusi dalle loro partner ma restano silenti per paura di non essere creduti e perdere diritti su figli e proprietà (senso del dovere). Il problema della mascolinità è infatti un problema sociale, perché siamo portati a pensare che gli uomini non possano essere deboli. Ultimamente il panorama sta cambiando perché la società oggi si definisce liquida, i vecchi riferimenti sono considerati inutili tout court e si assiste a una rivoluzione totale del concetto di gender. Come afferma Bauman con la crisi del concetto di comunità emerge un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista di qualcuno da cui guardarsi. Si perde la certezza di un riferimento (l’autorità è percepita come minaccia) e le uniche soluzioni per l’individuo senza punti di riferimento sono da un lato l’apparire a tutti costi. Però si tratta di un consumismo che non mira al possesso di oggetti di desiderio in cui appagarsi, ma che li rende subito obsoleti, e il singolo passa da un consumo all’altro in una sorta di bulimia senza scopo”. La modernità liquida, per dirla con le parole del sociologo polacco, è “la convinzione che il cambiamento è l’unica cosa permanente e che l’incertezza è l’unica certezza”. (https://www.quotidiano.net/magazine/zygmunt-bauman-societa-liquida-1.2806516). Nonostante questo, ancora oggi, il ruolo dell’uomo come vittima è assai complesso da contestualizzare, soprattutto in una società dove la violenza psicologica non è misurabile o legalmente attestabile, molte vittime sia donne che uomini, restano nel silenzio. Questo silenzio e questo mistero sono il miglior travestimento della donna narcisista che gioca in modo magistrale sia coi ruoli che con gli stereotipi, incastrando partner, parenti, figli ed amici in una trappola invisibile, indicibile nella quale saranno loro ad apparire pazzi mentre la NP una santa che sopporta oppure una donna forte che viene invidiata. Ciò avviene anche nel caso dell’uomo covert (che assume su di sé moltissimi tratti femminei della madre, potenzialmente narcisista isterica covert): L’uomo è ancora culturalmente ingabbiato e costretto al rispetto del mito del maschio Alpha dominante e indipendente cosi come la donna al mito del perfezionismo morale, della bellezza eterna e del principe azzurro. Raramente un uomo tipico leggerà sé stesso come oggetto di abusi, a meno che non isterico, covert o manipolatore vittimista, per questo statisticamente abbiamo meno evidenza del narcisismo femminile in terapia, solo perché gli uomini (ma sta cambiando il panorama) sono restii a venirlo a raccontare e a mitizzarsi sul loro vittimismo come invece le donne negli anni hanno imparato a fare. In alcuni casi infatti il vittimismo diviene un’arma a doppio taglio per chi ha subito abusi, da un lato questo danno va riconosciuto, dall’altro però proseguire ad indentificarsi con questo ruolo lo rinforza trasformando di fatto chi soffre in qualcuno di “speciale” che merita quindi trattamenti speciali, più attenzioni in pieno stile narcisistico covert. Wendy Behary “il loro dolore è sempre più grande del dolore di chiunque altro. Stesso discorso possiamo farlo per gli sforzi che compiono e la sofferenza che vivono”.
Descrizione Le donne narcisiste sono persone interessanti, piene di fascino, molto dedite a se stesse, alla loro carriera, alla cura di se stesse, come nel caso del narcisismo nell’uomo, possono essere anche evitanti, egoiste ed anaffettive, ma spesso si presentano come la donna ideale: meticolose, perfezioniste, ambiziose, umorali, volitive e indipendenti oppure romantiche infantili, capricciose, fragili, controverse e suadenti; queste donne si dedicano con tutte se stesse al rapporto di coppia, in modo così ossessivo, da essere attente anche al più minimo difetto dell’altro, sempre pronte a rinfacciarglielo, qualora, questo difetto possa disattendere le loro aspettative come donna (nel caso overt aspettative di sviluppo, di auto-realizzazione o estetico/formali) nel caso covert di riconoscenza e gratitudine.
Ci sono aspetti comuni a TUTTI nel narcisismo
- la paura dell’intimità
- l’infantilismo psico-affettivo (difese psicologiche molto infantili e rigide)
- la sfiducia profonda verso l’altro (rappresentato da un genitore o care giver conflittuale/violento iperprotettivo/passivo aggressivo e manipolatore simbolico con cui abbiamo dell’irrisolto).
- L’ invidia
- Sentimenti di vergogna celati
- Complessi di inferiorità o di superiorità (due facce della scarsa autostima)
- La paura di crescere/invecchiare
- Funzioni psichiche legate alla moralità e all’empatia compromesse (definiscono il livello di gravità).
- Esaltazione di una morale personale: la mia legge, io so come si fa questa cosa
- Arroganza e presunzione: mettersi al di sopra degli altri
- Vittimismo
- Il vissuto di vuoto interiore, depressione mascherata
- Ricerca di attenzioni (diretta/esibizionistica o indiretta sui drammi)
La donna narcisista non vuole mostrarsi fragile (o usa la fragilità come esca o strumento di manipolazione), non può perdere, non può abbassarsi, non può rischiare di compromettere sé stessa nella relazione autentica con l’altro, per questo l’altro deve diventare così come lei ritiene che un uomo ideale debba essere. Le donne narcisiste sono spesso anime inquiete, romantiche, ma anche donne forti, intransigenti, capricciose ed ambivalenti. Da un lato si mostrano come “la madre salvifica”, dall’altro come “la donna castrante”. Diciamo che la loro luce è pari all’ombra che riflettono. Questa ambivalenza confonde e attrae l’uomo, soprattutto perché nelle prime fasi del rapporto, la donna narcisista, si presenta come la donna ideale, quella che ogni uomo sognerebbe, si modella sulla personalità del suo amato, al fine di conquistarlo. Camaleontica ed eclettica, riesce a mostrarsi al meglio di sé stessa, perché come ogni narcisista, si pone nella relazione come specchio dell’altro, rimandandogli un’immagine assolutamente splendida di sé stesso. Questo sogno però svanisce presto, non appena la preda sfuggente diventa un partner stabile. A quel punto la fata si trasforma gradualmente in una strega, che s’infuria, accusa, recrimina, svaluta, corregge, lamenta, richiede attenzioni, prove d’amore e soprattutto attribuisce ogni causa delle sue sofferenze all’uomo che ha, che non può soddisfarla, che non sa comportarsi, che non è alla sua altezza…etc…
Bullet List delle caratteristiche
- Egocentrismo: tendenza a voler stare al centro dell’attenzione sia attraverso comportamenti lodevoli e positivi, che negativi.
- Vanità: la narcisista è convinta di essere una persona speciale ed unica e che per questo merita di più delle altre donne/persone, soprattutto in termini di riconoscimento e apprezzamento sia dal punto di vista affettivo che sociale.
- Idealismo e romanticismo estremo/nella versione opposta cinismo estremo sulle relazioni
- Invidia (verso le altre donne e verso il partner)
- Richiesta di continue conferme e prove d’amore: che attestino il suo valore e l’interesse dell’uomo nei suoi confronti
- Scarsa sensibilità: La donna narcisista appare attenta e sensibile verso l’altro, ma in realtà ogni attenzione è mirata ad ottenere un vantaggio personale, per questo la sua apparente empatia, cela in realtà la totale incapacità di leggere le emozioni dell’altro e soprattutto il disinteresse di prenderle in considerazione.
- Tendenza a fare paragoni e a richiedere alte performance al partner: in genere sia in ambito economico/sociale che sessuale.
- Ideazione paranoide: la donna narcisista ha la sensazione che tutti la invidino, che stiano tramando alle sue spalle e che siano ingrati con lei, che invece è una persona sincera, leale e disponibile; gli altri sono sempre poco limpidi, malevoli o ingiusti e per questo le sue relazioni sono caratterizzate da sospetti, rotture, litigi, conflitti e abbandoni
- Tendenza ad idealizzare e poi a svalutare gli altri qualora non incontrino le sue aspettative: la donna narcisista passa velocemente da una forte idealizzazione dell’altro in cui ne esalta le qualità e le potenzialità a una fase di profonda delusione e disillusione, in cui si concentra solo sui difetti dell’altro, cercando di demolirne l’autostima, soprattutto se l’altro in questione, il suo partner si oppone ai suoi tentativi di cambiarlo.
- Vendetta e competitività con il partner: la donna narcisista si vanta di ricercare una relazione “paritaria”, ma in realtà è sempre in costante competizione con l’uomo, soprattutto per quel che riguarda gli spazi di libertà, il denaro e il sesso. Si tratta anche di donne molto vendicative, per questo, se l’altro Gelosia e Possessività
- Tendenza alla critica e alla svalutazione del maschile/femminile: per la donna narcisista l’altro/il partner non fa mai abbastanza per lei, è perennemente indignata e insoddisfatta rispetto alle prestazioni dell’altro, sia in ambito familiare che sociale (guadagni, amici, vestiti, presenza in casa, ruolo genitoriale…). Il suo obiettivo è far sentire l’altro inadeguato, al fine di impedire che si allontani, perché di base i narcisisti (uomini o donne che siano) sono insicuri e temono l’abbandono.
- Machismo interiorizzato
- Andamento ciclico della relazione: nella relazione di co-dipendenza tra una donna narcisista e un uomo insicuro, spesso dipendente o bisognoso, ci sono spesso delle rotture e dei ritorni di fiamma, in cui c’è molta passione, ma anche molto rancore, recriminazioni che il partner narcisista fa all’altro per averlo costretto ad umiliarsi, a cedere o a tornare da lui.
- Ruoli fissi nella coppia: donna dittatore e uomo implorante suddito al suo cospetto o completamente passivo. Un uomo sicuro di sé, si distaccherebbe da una donna aggressiva e svalutante che lo fa sentire costantemente inadeguato, ma un uomo insicuro preferisce sopportare pur di non perdere la donna narcisista, che spesso ha anche delle enormi qualità in termini di intelligenza e che quindi si pone nel rapporto come il punto fermo, la colonna su cui appoggiarsi.
- Infanzie con genitori tirannici o problematici (invischianti o deleganti), “i bambini perenni”: i narcisisti hanno spesso avuto genitori tirannici e ricercano inconsciamente nel partner un’opportunità di riscatto, proprio perché il rapporto con questo genitore non è stato elaborato. In genere la vittima è ferma nel ruolo di “bambino triste solo e arrabbiato”, mentre il carnefice si è identificato con il genitore tirannico ed è costante nel ruolo di “genitore punitivo”. Anche in questo ultimo caso, il rapporto patologico con il genitore tirannico non viene elaborato, semplicemente perché viene rimesso in atto il panorama infantile (coazione a ripetere). I due amati si comportano a turno come il genitore “cattivo” da combattere e sconfiggere oppure come il bambino arrabbiato verso il genitore. Si tende perciò a ripetere il passato in uno schema distruttivo (collusione sado-masochistica), di difficile
OVERT E COVERT E MISTURE Le donne narcisiste (nella versione overt) sono donne brillanti, estroverse, interessanti, molto concentrate su se stesse sul loro aspetto fisico, sulla loro realizzazione e sui loro obiettivi; all’apparenza non sembrano anaffettive, fredde e calcolatrici, anzi spesso, sono donne perfezioniste, che si dedicano alla coppia e alla famiglia, in modo così ossessivo, da essere attente anche al più minimo difetto dell’altro, sempre pronte a rinfacciarglielo, qualora, questo difetto possa disattendere le loro aspettative come donna o come madre. Tuttavia, come nel caso dell’uomo, la donna narcisista non entra mai in intimità con l’altro non vuole mostrarsi fragile, non può perdere, non può abbassarsi, non può rischiare di compromettere sé stessa nella relazione autentica con l’altro, per questo l’altro deve diventare così come lei ritiene che un uomo ideale debba essere. Si genera quindi un conflitto “isterico”: la donna, che ha spesso idealizzato il padre (reale o la figura simbolica del padre) e che non si è identificata con il femminile, ricerca inconsciamente un uomo che la “sottometta” e in tal senso, l’uomo che ha di fronte deve dimostrarle di essere un uomo più forte di lei, di meritarla, ma ogni volta che il malcapitato cerca di affermare se stesso nel rapporto, lei avverte l’esigenza di manifestare la sua forza, per riportarlo nella posizione di sottomissione. L’altro è percepito come un oggetto più che un soggetto con cui relazionarsi e in tal senso, un puro strumento di soddisfazione del proprio Io, che nel narcisismo si definisce “ipertrofico” (molto strutturato). La dinamica è sempre la stessa, la donna passa da fasi in cui idealizza il partner, ad altre in cui lo svaluta e lo abbandona per poi tornare a riprenderlo, accusandolo e punendolo per non essersi mostrato all’altezza della sua grandezza (reale o percepita). Quando il partner (spesso un uomo co-dipendente insicuro e con scarsa autostima) si mostra devoto a lei, pentito di aver sbagliato, promettendo di “cambiare”, allora la donna gli concede il suo prezioso perdono, una pausa romantica, per poi tornare a svalutarlo e a generare conflitti, qualora tenti di manifestare nel rapporto, la sua individualità o questa entri in contrasto col suo volere.
Il loro aspetto fragile e seduttivo da un lato e forte e determinato dall’altro, attrae uomini altrettanto narcisisti (che desiderano inconsciamente affermare la loro superiorità entrando in una relazione di conflitto di potere o che nutrono grandi aspettative su sé stessi/masochismo morale al maschile).
L’archetipo che meglio si adatta a descrivere questa ambivalenza è quello della fata e della strega, che può assumere ogni sembianza (esempio la maga circe). Come un’abile maga, questa donna sa far sentire il suo partner unico, rimandandogli un’immagine assolutamente splendida di sé stesso, questo incantesimo termina però quando la relazione diviene stabile o un suo desiderio non viene esaudito. A quel punto la fata si trasforma in una strega, presenta il conto… che in genere è salatissimo: si arrabbia, urla, minaccia, accusa, chiede, recrimina, facendo leva sui sensi di colpa dell’altro, su biechi ricatti affettivi e svalutandolo nel suo ruolo (un marito non si comporta così… un uomo vero non fa questo… e via dicendo). Una caratteristica inconfondibile sono le rapide alternanze tra momenti di idillio e seduzione e gli attacchi di rabbia.
Dottoressa Silvia Michelini
Buongiorno,
La ringrazio per i suoi articoli che trovo molto utili.
Da tempo sospetto, e più passa il tempo più mi sono convinto, di vivere con una moglie narcisista covert. Non ne sono ovviamente certo al 100% (solo l’analisi di un professionista esterno credo potrebbe confermare senza dubbi le mie intuizioni, ma non sono mai riuscito a convincere mia moglie alla terapia di coppia).
Abbiamo 4 figli. Ho sempre cercato di parare i colpi della madre nei loro confronti, esponendomi spesso a critiche e problematiche, anche violente, che facilmente immaginerà… sono abbastanza abituato e con le spalle abbastanza larghe da sopportare una vita così. Tuttavia mi sono reso conto che sto passando un messaggio educativo sbagliato ai miei figli, permettendogli di sospettare che una vita così sia accettabile.
Non so come affrontare con loro questo tipo di argomenti, e temo che se svelo a loro la natura di mia moglie, questo possa rivelarsi disastroso per l’unità familiare.
Avrei bisogno di un consiglio.