Il trauma è un evento che cambia le nostre vite per sempre, ma come dice P. Levine, “non può essere una condanna”.
E allora come gestire i sintomi psicologici e psico-somatici correlati alla paura, allo stress e all’ipervigilanza?
L’ipervigilanza post-traumatica (nel caso di traumi di relazione, ma anche traumi quali eventi catastrofici o altamente impattanti a livello psico-corporeo) è la tendenza a non fidarsi più di nulla e nessuno e a scandagliare letteralmente l’ambiente circostante, le esperienze che viviamo e/o le persone con cui interagiamo in cerca di qualche segnale di potenziale pericolo).
Su questo tema per chi volesse approfondire ho scritto un e-book:
The “Watchdog Syndrome”: Conseguenze dell’Abuso Narcisistico Genitoriale tra Trauma Complesso (C-PTSD) e Personalità Post-Traumatiche
(Amazon Link: https://www.amazon.it/Watchdog-Syndrome-Conseguenze-Narcisistico-Post-Traumatiche-ebook/dp/B0CW1DR97D?ref_=ast_author_mpb)
Le tecniche somatiche e psico-corporee nel trattamento del Trauma Complesso
Esistono varie tecniche definite “somatiche” o “psico-corporee” da abbinare al lavoro psicologico sul trauma e che possono aiutare molto chi non dorme per i pensieri intrusivi, chi ha ansia perenne e/o tensioni muscolari, nel favorire i naturali processi di guarigione del corpo, attraverso il movimento in primis e poi la respirazione.
È il caso dei sintomi somatici o somatizzazioni (a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, digerente, neurologico e/o metabolico associati al trauma e intervenuti in risposta a lunghi periodi di stress).
A tal riguardo, Herbert Benson negli anni ’70 ha ideato un metodo di rilassamento definito proprio “risposta di rilassamento” ossia “uno stato fisico di profondo riposo che modifica le risposte fisiologiche ed emotive allo stress e che si configura come un processo opposto alla risposta di lotta o fuga.
Il sistema nervoso autonomo infatti, è diviso in due parti, quello simpatico che associamo ai sistemi attacco-fuga (difensivi) e quello parasimpatico deputato invece alle funzioni di rilassamento e delle risposte somatiche allo stress.
Secondo Benson, il nostro corpo conosce meglio di chiunque altro il modo per disinnescare il sistema di allarme, semplicemente perché lo ha creato lui, generando una sorta di “tensione muscolare protettiva” del corpo sempre pronto all’attacco.
Indipendentemente dal metodo utilizzato per attivare la risposta di rilassamento, i cambiamenti fisiologici che si verificano sono costanti.
La “risposta di rilassamento” è la capacità di una persona di attivare una risposta differente allo stress contrastando la reazione di lotta o fuga.
Le risposte difensive correlate all’attacco e alla fuga sono determinate biologicamente, si attivano quindi in modo automatico ossia non sempre noi “scegliamo di farci venire l’ansia quando ci troviamo davanti a un determinato stimolo” e il corpo reagisce prima del cervello o meglio, prima delle funzioni superiori del cervello.
Il risultato è un aumento della pressione sanguigna, del ritmo respiratorio e della velocità del metabolismo, inoltre la tensione muscolare cresce e le onde cerebrali diventano più frequenti e intense.
Si osserva in particolare un incremento del flusso sanguigno verso i muscoli delle braccia e delle gambe, perché il cervello ci sta letteralmente preparando a “lottare o a fuggire”.
Una volta che questo meccanismo difensivo si è instaurato e scatta per ogni pericolo (reale o percepito), lo stato di allerta continuo compromette la funzione cardio-circolatoria determinando significativi aumenti della pressione arteriosa.
L’ipertensione ha effetti dannosi sul cuore ed è una delle cause principali dell’ostruzione delle arterie (arteriosclerosi) e della rottura dei vasi sanguigni (ictus e altre forme di emorragie interne). Inoltre, l’adrenalina e la noradrenalina possono provocare aritmie cardiache, abbassare la soglia del dolore e contribuire a livelli più elevati di ansia, depressione, rabbia e ostilità.
Come fare per limitare i danni?
Ogni volta che riusciamo a concentrarci su qualcosa per un lasso di tempo abbastanza lungo, frenando l’overthinking e i pensieri intrusivi legati alla paura, alle memorie attive e/o allo stress, permettiamo al cervello di far partire tutti quei processi di recupero, perché stiamo sfruttando il potenziale intrinseco del nostro corpo.
Quando la mente si calma, il corpo la segue.
Per fermare la mente nel proliferare di pensieri, idee, immagini, basta focalizzarsi sul respiro.
La meditazione (oggi conosciuta tecnicamente come Mindfullness) ha effetti benefici sul cervello e ciò è stato dimostrato da numerosi studi nell’ambito delle neuroscienze.
Quando si medita, ci si concentra su determinati stimoli (che possono essere di tipo somatico, sensoriale, cognitivo).
Io suggerisco sempre di lavorare sulla meditazione di consapevolezza basata sul respiro perché è quella più antica come origini e ho scritto un piccolo e-book sul tema:
Siamo ciò che “sentiamo”: come superare ansia, attacchi di panico, paure e pensieri ossessivi attraverso la consapevolezza emotiva.
Link: https://www.kobo.com/it/it/ebook/siamo-cio-che-sentiamo
L’approccio alla meditazione che suggerisco è quello di Corrado Pensa:
“La meditazione di consapevolezza ci chiede di aderire alle condizioni in cui ci troviamo adesso qui e di lasciar cadere i vari pensieri circa le condizioni nelle quali ci piacerebbe essere o nelle quali riteniamo che dovremmo essere. Abitare consapevolmente le condizioni presenti significa essere unificati e vivi. Volgere l’attenzione al respiro è una ‘attività’ che sorregge anzitutto questa presenza nel presente, questo essere con quello che è così com’è, e dunque questo sapore di verità, questo salutare risvegliarsi al qui e ora.
Non che una cosa accaduta nel passato non sia vera. Ma se ci identifichiamo e ci attacchiamo al ricordo di questa cosa, noi restiamo inevitabilmente separati dalla vita che vive in questo momento. Al contrario, se non impartiamo al ricordo uno spessore, una realtà che non ha e riusciamo invece a stare davanti al ricordo in semplicità attenta, allora non ci divideremo dalla vita presente”.
(https://zeninthecity.org/come-meditare/corrado-pensa-istruzioni-per-disporsi-consapevolezza/).
“Negli ultimi trent’anni le pratiche di meditazione sono state sempre più impiegate nei protocolli di cura psicoterapici, dal momento in cui incrementano nelle persone la capacità di auto-osservazione e promuovono un senso di calma e benessere.
Le meditazioni di tipo mindfulness, ideate dal medico John Kabat-Zinn, hanno la finalità di insegnare ad essere consapevoli di ciò che accade nel qui ed ora, nel corpo e nella mente, in maniera non giudicante ma accogliente. La mindfulness consente di assumere un atteggiamento aperto verso la propria esperienza interiore e gli eventi di vita, riducendo così il processo di ruminazione mentale, potente fattore di mantenimento delle emozioni spiacevoli.
Come cambiano il corpo e la mente che meditano
Le neuroscienze hanno ampiamente documentato come le meditazioni siano in grado di incidere su numerosi disturbi, in base anche alla durata ed alla frequenza degli esercizi.
Di seguito un elenco dei numerosi effetti positivi che la meditazione ha sulla salute:
- Miglioramento dell’efficienza del sistema immunitario
- Abbassamento della frequenza del respiro e della pressione sanguigna
- Incremento della flessibilità cognitiva
- Miglioramento della regolazione emotiva
- Aumento della produzione di dopamina
- Miglioramento delle prestazioni della memoria
- Aumento delle emozioni positive
- Diminuzione della stanchezza
- Abbassamento dei livelli di cortisolo
- Incremento della produzione di beta endorfine ed oppioidi, i quali promuovono la sensazione di gioia, danno luogo ad analgesia e riduzione dell’ansia”.
(https://www.istitutobeck.com/beck-news/meditazione).
Negli ultimi tempi le tecniche somatiche prevedono anche dei protocolli yoga specifici per il trauma definiti “somatic yoga” o “restorative yoga”
Il termine “Restorative/Somatic Yoga Therapy” si riferisce ad un approccio terapeutico che utilizza lo Yoga come strumento per affrontare e guarire i traumi psicologici e fisici.
Lo yoga somatico è una pratica yoga caratterizzata da pose sostenute per lunghi periodi con l’ausilio di supporti come cuscini, coperte e blocchi, progettata per promuovere il rilassamento profondo e il ripristino del corpo e della mente.
Questa pratica attiva la risposta di rilassamento del sistema nervoso parasimpatico, che è essenziale per la guarigione dallo stress e dal trauma e aiuta inoltre a ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e promuove una sensazione di calma e sicurezza.
Il somatic yoga è stato pensato anche per ridurre le tensioni muscolari ed emotive associate all’ansia, alla depressione e ai sintomi post-traumatici, ma anche per aumentare il livello di consapevolezza corporea perché riconnette l’individuo alle sue funzioni fisiologiche a riposo (respiro, battito cardiaco etc..) sostenendolo nei processi di integrazione del trauma sempre accompagnati da episodi di dissociazione più o meno brevi nei soggetti traumatizzati.
È infine un valido supporto per contrastare l’insonnia.
È importante ricordare che per lavorare sul trauma occorre un metodo integrato, la sola terapia psicologica o il solo yoga non bastano, occorre unire il lavoro terapeutico psicologico (che già di per sé può utilizzare tecniche di rilassamento o di trattamento del trauma come la meditazione regressiva, le tecniche immaginative o di visualizzazione in stato di rilassamento) con quello fisico.
Dott.ssa Silvia Michelini