Quando si analizza il Disturbo di Personalità Narcisistica, si pone spesso l’accento sull’immaturità affettiva del soggetto narcisista. Ciò accade perché anche i narcisisti sono quasi sempre vittime di narcisismo, che colludono tuttavia con dinamiche familiari disfunzionali e col genitore narcisista dominante. I piccoli narcisi sono triangolati nei conflitti di coppia genitoriali, per questo il loro carattere resta spesso infantile e lo sviluppo esita in nevrosi edipiche; il bambino narcisista viene abusato psicologicamente, affettivamente e a volte sessualmente, le sue esigenze fisiche, affettive e psicologiche devono essere messe da parte, in funzione di quelle di un altro genitore infantile, ambiguo, abusante, richiedente, controllante e affettivamente maldestro. L’abuso psicologico ed affettivo non riguarda solo L’ABBANDONO E IL MALTRATTAMENTO. L’abuso psicologico, emotivo ed affettivo riguarda sia L’INCURIA, CHE L’IPERCURA che la DISCURIA. Cure assenti, cure eccessive, cure sbagliate.
Anche VIZIARE eccessivamente un figlio, illuderlo di essere speciale, “un principe” un Dio, assoggettarlo alle proprie volontà di realizzazione, caricarlo di aspettative, servirlo e riverirlo al cospetto di altri fratelli o sorelle messi in secondo piano, giustificarne le azioni maleducate, l’arroganza e la mancanza di disciplina o rispetto, mascherando tutto questo dietro “una personalità da leader o da vincente” oppure dietro quella del “figlio eccessivamente sensibile che solo sua madre può capire”, significa rendere questi figli handicappati emotivi, sociali e sessuali e scagliarli come frecce avvelenate addosso ai partner piuttosto che nell’ignoto come citava Gibran (“i vostri figli non sono vostri”). Nelle famiglie dei narcisisti patologici troviamo spesso madri infantili, depresse, ossessive, masochiste e dipendenti affettive oppure dominanti, anaffettive, controllanti e svalutanti che agiscono indisturbate poiché i loro mariti – magari altrettanto narcisisti – le lasciano sole, le deprivano, le ignorano o le maltrattano. Queste donne sviluppano una rabbia inconscia verso la maternità e il matrimonio quale “prigione”, per cui qualcuno deve pagarla, che sia il marito o il figlio. Si tratta di donne non emancipate che non hanno conscia la rabbia per la loro mancata individuazione o donne che puntano tutto sull’emancipazione considerando figli e mariti come annosi impacci da evitare. In ogni caso sono donne che hanno un problema affettivo col padre oppure non hanno un rapporto sano con la madre da un punto di vista affettivo, mancano del necessario modeling per fare le madri ed identificandosi con esse, provano rabbia per la costrizione ad assumere un ruolo che detestano più o meno consciamente.
Il “riscatto” per la perdita della sua libertà può consistere nel maltrattamento del figlio oppure nel suo doverla ripagare diventando L’OMETTO DI MAMMA, colui che la renderà felice e sarà il perfetto bambino/bambolotto. Questo tipo di abuso narcisistico prevede che al figlio prediletto si riservi un trattamento speciale (spesso intermittente come poi sarà quello della dipendenza affettiva da adulti). Questi conflitti isterico-narcisistici di coppia quindi, determinano l’invisibilità dei figli oppure il loro essere triangolati nella coppia quali sostituti del partner di un genitore seduttivo (in questo caso madre).

La madre narcisista vizia e accontenta i figli in tutto, non per amore dei figli, ma per soddisfare i suoi bisogni attraverso il figlio. Una madre che utilizza l’amore come forma di controllo, che opprime e reprime il figlio maschio, senza dar lui la possibilità di investire sul padre “il mostro che la tratta male” compie un atto di cannibalismo, perché non vuole partorire questi figli, ma “tenerli in utero” come nutrimento narcisistico. L’amore senza regole quindi serve a vincolare i figli a sé stessa, generando una dipendenza e nel contempo guadagnare spazi di libertà, fare la vittima e gestirsi in modo più autonomo risolvendo i suoi sensi di colpa. Il permissivismo quindi è solo un’arma e da questa mancanza di educazione nasce la difficoltà tipica dei narcisisti di rispettare le regole e avere il senso del limite. I figli delle madri narcisiste devono sopperire anche alle loro mancanze affettive. Sostituiscono i loro mariti assenti (da vivi se anaffettivi o da morti se loro sono vedove e comunque voi dovete starle accanto). Esiste una collusione segreta, un patto sottile, invisibile ed abusivo: io ti darò amore solo se tu soddisferai le mie carenze, in caso contrario sarai punito con l’abbandono e il rifiuto. A livello edipico questi uomini non si scontrano mai col padre, assente o spesso proprio non presente fisicamente perché deceduto. Da adulti baseranno la loro maschilità su una competizione inconscia con altri uomini per continuare a dimostrare di essere “i salvatori” di un femmineo solo e abbandonato, ma di base vige la sfiducia, la paura del femmineo e con esso quindi la tendenza ad adottare condotte passivo aggressive verso la donna, desiderata come un utero accogliente e temuta come un mostro castrante.
Un modo per uscirne è riconoscere la necessità di essere amati senza la paura di mostrarsi vulnerabili e rinforzando il proprio maschile, lavorare sui sensi di colpa inconsci attraverso terapie rigenitorializzanti tese a familiarizzare sia con l’aspetto castrante che accogliente della donna. “Oggi sono uomo e non ho più nulla da temere”, posso credere in me separando in me l’odio e l’amore verso l’oggetto materno scisso, ma in tale azione, riunendo l’oggetto in una sola figura, non più mostruosa ed inarrivabile, che nel donarci un limite, ci consente di respirare e comprendere i confini tra noi e l’altro. Finalmente con un senso chiaro di quali siano le esigenze inespresse del bambino inascoltato e quelle dell’uomo adulto. Con la forza, oggi di dire NO GRAZIE.
NON È COLPA MIA NON È COMPITO MIO E QUELLO DENTRO DI TE, NON È PIU’ IL MIO POSTO IO SONO NATO. IO SONO LIBERO. LIBERO DA TE… e se per questa libertà tu vorrai abbandonarmi, che sia…. La libertà non si baratta La libertà si ama La libertà si asserve, La libertà è dura La libertà è costosa, ma la libertà è LA VITA.
Articolo scritto ascoltando: SUSPIRIUM di Thom Yorke (Dedicato a Pierpaolo, ostinato, libero e inafferrabile, per me esempio di libertà e coraggio).
Dottoressa Silvia Michelini
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Non mi meraviglio… Il mio compagno ha fatto di peggio, molto peggio… Quando è finita sta storia??? Alla morte di lei, quando di anni lui ne aveva 54…a sorpresa (ma non per me, chissà perché, ma lo sospettavo) alla sua dipartita non ha versato una lacrima, dopo pochi giorni, come se solo allora avesse preso coscienza di tutto, ha iniziato ad inveire contro di lei, quasi a meledirla… E, meraviglia delle meraviglie, è cambiato totalmente, caratterialmente intendo…. Io basita….
Ciao, scusa se chiedo. Cosa intendi quando scrivi è cambiato? In meglio o in peggio? Mi daresti qualche dettaglio in più?
Grazie
Ho 35 anni, sono cresciuta in una famiglia in cui la madre ha sempre viziato e giustificato il figlio maschio, sempre con quell’aria di pietismo, perché secondo “non si è sentito amato abbastanza” e “il padre preferisce la femmina” che sarei io. Mai percepito nessun privilegio in casa, anzi. Mio padre non è mai riuscito a rompere l’alleanza tra madre e figlio, complice il fatto che mia madre secondo me non è mai stata innamorata di lui, e così negli anni si è messo da parte, ammutolendo. Da piccola ero il giocattolo di mio fratello, e secondo mia madre mi piaceva. Ero il giullare, il polo energetico di tutti, quella che addita il bello nell’arte, nei paesaggi. Quella sempre con la testa a 3000 giri per trovare la vita nella vita, pur soffrendo di innumerevoli crisi di nichilismo, disperazione, apatia. Fin da piccola mi sono rifugiata nell’arte, ora sono musicista. Tutti mi dicono che emano vitalità, energia, luce. Eppure io ho dentro delle voragini immense, ho ossessioni, dubbi patologici, sono stata depressa, sono di umore sempre altalenante. Fatico a emanciparmi e credere nel mio talento, benché abbia persino una diagnosi di plusdotazione. Non capisco se sono narcisista pure io, in questa insaziabilità dell’autostima, nel giudizio severo, nel senso di vergogna che pervade le mie relazioni, quando non mi mostro brillante. Non capisco nulla, in realtà. Sarò come mia madre? Come mio fratello? Come mio padre? Chi è vittima? O meglio, chi è più vittima? Sono la figlia resiliente della famiglia disfunzionale oppure sto sognando? Navigo in queste nebbie da 20 anni, dopo 5 psicoterapie di cui la prima a 4 anni. Tutto mi è faticoso, tutto. Non spero di guadagnare un grado di libertà dignitoso, non spero di aprirmi alla fede, all’amore. Sono un vigile, 24 ore al giorno, e ancora mi domando di tutto ciò: “è normale? Sto sognando?”
Cose che capitano quando si insegna matematica…
Ciao, scusa se chiedo. Cosa intendi quando scrivi è cambiato? In meglio o in peggio? Mi daresti qualche dettaglio in più?
Grazie
Ciao a distanza di due anni
Vorrei sapere anche io cambiato in meglio o in peggio
Io peggio di tutto su è sposato per allontanarsi da loro lei soprattutto
Lo diceva lo opponeva sopratutto in soldi x tutta la famiglua tradimenti in tutto genere mi derubata faceva male al figlio
Io dovevo esser ma madre
Oggi stanca lui grazie a noi imprenditore
Separata senza un soldo nulla di nulla figli contro
Ho passato 33 anni di vita di merda
Lei gode contenta Mi metteva in cattiva luce davanti a tutti anche i miei figli
Non so come ho fatto a trovarla dottoressa. Ma più leggo i suoi articoli e più mi ritrovo. Il mio ex veniva adulato dalla madre che davanti a tutti mortificava la figlia, tra l’altro gemella. Non lo so se sia una mia impressione o un condizionamento, ma io credo che ad un certo punto lui mi abbia trasformato in sua madre. Dopo che lui si è allontanato da lei per motivi gravi, mi chiedeva di preparare il tiramisù della madre, di coccolarlo e fargli passare l’ansia, di stirargli le camicie, mentre cercava una mia sostituta. Tanto che io avevo perso ogni libidine verso di lui. E penso anche lui per me.