Amore & Paure abbandoniche Perché i dipendenti affettivi si trovano sempre in relazioni asimmetriche caratterizzate da abuso emotivo/affettivo, ma poi anche se messi davanti alla realtà, non vogliono distaccarsi dal partner abusante? Chi soffre di un trauma di abbandono o incuria, sente il bisogno di dare più di quanto riceve e anche quando se ne accorge prosegue sperando che l’altro non lo lasci.
Perché i dipendenti affettivi proseguono a “farsi” del male (cosi come una droga)?
Perché inconsciamente scelgono o attraggono sempre partner e amici che vogliono solo ricevere o non sono in grado di dare a lungo termine? Perché scelgono di essere gli eroi, le crocerossine, i salvatori, le mamme i padri dei loro partner o amici?
DARE di più li fa sentire bene con sé stessi, perché sono convinti che se se sono utili, nessuno li lascerà e che donarsi incondizionatamente garantisce loro una posizione di maggiore controllo e sicurezza sia su sé stessi che sugli altri; in realtà con questo presupposto è come darsi la zappa sui piedi da soli per non dimenticare di averla comprata, ma avere nel contempo una scusa per non zappare.
Da bambini, i dipendenti affettivi sono stati addestrati a sentirsi in colpa per il fatto di esistere e questo “danno esistenziale” fatto ai propri genitori deve essere ripagato attraverso una sorta di masochismo esistenziale, che prevede la personale abnegazione per un altro individuo, a patto che quest’ultimo non li lasci mai soli e li faccia sentire ACCETTATI/VALIDATI in diritto di esistere; in altri casi hanno avuto genitori ed infanzie talmente belle che non oserebbero mai uscire dall’illusione infantile dell’amore perfetto e romantico fatto di principi e di principesse, cosi come loro hanno visto i loro genitori. In questi casi troviamo una vera mitizzazione della propria infanzia e dei propri genitori.
In linea generale, se si rendono indispensabili e diventano la “cosa più importante del mondo” per l’altro allora avranno minore probabilità di essere abbandonati. I dipendenti affettivi sono convinti che se lasceranno tutte le porte aperte allora non saranno mai soli… se lasceranno che l’altro allarghi i loro confini la loro capacità di tollerare il dolore, l’indifferenza, qualsiasi sia la prova, non resteranno soli e forse oggi, riusciranno a fermare quel vecchio genitore che li ha abbandonati chiudendosi dietro la porta di casa. I dipendenti affettivi si illudono di riuscire a riportare qui quel bambino e quell’illusione di perduta felicità. In altri casi il genitore da rincorrere o da ossequiare pur essendoci non li ha mai degnati di uno sguardo amorevole, ma solo di critiche e doverizzazioni. Ecco che per un DA è più facile negare la realtà di oggi che affrontare il passato. Anche l’eccessivo compiacimento dell’altro, “people pleasing” è finalizzato a non perderlo e quindi a scongiurare la paura dell’abbandono.
I DA hanno inoltre una scarsa autostima, credono di non avere chance nella vita (io non valgo nulla) e piuttosto che FARE SUCCESSO preferiscono vivere nell’ombra dei narcisisti e di tutti quelli che invece vivono per realizzare i loro obiettivi. Sono le “donne dietro agli uomini di successo” oppure gli uomini pazienti e dimessi accanto a brillanti, formidabili carrieriste (medici, attrici, ballerine…etc.).
I dipendenti affettivi soffrono quindi di una sorta di meccanismo covert, di “narcisismo altruistico” perché l’aguzzino serve loro per conservare una condizione di vittima e un senso del sé valido e moralmente integro. La colpa è sempre dell’altro! I dipendenti affettivi non abbandonano i loro padroni anche se li odiano perché questi donano loro un senso di identità, un luogo (coppia, famiglia…) dove nascondere le proprie insicurezze, perché di base sentono di non valere nulla lontano dal loro aguzzino. Di contro, all’esterno potranno sempre essere visti come le vittime indiscusse, i piu’ valorosi, dato che si accompagnano ad un partner meno presente e collaborativo, piu’ egoista che li fa soffrire. La loro vendetta è proprio far valere oggi i diritti di quella vittima che un tempo non è stato possibile riscattare. Oggi IL MOSTRO sarà smascherato davanti a tutti (diffamazione secondaria del narcisista con amici/parenti). I narcisisti patologici si nascondono volentieri nei mondi immaginari e nelle vite costruite dai dipendenti affettivi, anzi gliele concedono col ghigno sul viso, quasi come se facessero loro pietà. I narcisisti vivono il sogno altrui anche se solo a livello immaginario, lo proiettano e lo recitano egregiamente, proprio come tu sognavi da bambina/o nella tua cameretta… Si fanno “ingabbiare” perché hanno bisogno di un nascondiglio e di un genitore onnipotente capace di auto-abnegarsi per loro. I dipendenti affettivi hanno bisogno di un compagno di giochi anche se immaginario, perché già da bambini hanno imparato a giocare da soli, immaginando di essere visti ed ammirati… va bene anche un compagno di cella, se la prigione è la solitudine e la condanna, l’invisibilità perenne.

Esiste una via d’uscita da questo incubo?
Si,la terapia♥️