Con gelosia retroattiva, chiamata anche sindrome di Rebecca, si intende una gelosia che riguarda il passato sentimentale e sessuale del proprio partner e delle storie avute in precedenza. Chi soffre di gelosia retroattiva si ritrova spesso ad immaginare situazioni (sessuali e non) che il/la partner potrebbe aver vissuto con altre persone in precedenza. (Wikipedia). Questa gelosia prende anche il nome di sindrome di Rebecca, nome ispirato dal film di Alfred Hitchcock, ovvero, Rebecca – La prima moglie. La sindrome di Rebecca, o gelosia retroattiva, è una forma di gelosia ossessiva e delirante e chi ne soffre resta incastrato nella ipotetica vita passata del partner, vittima di paure e fantasmi riguardo la sua presunta inadeguatezza rispetto ai suoi ex che invece rappresenterebbero “l’ideale” dell’altro”.
Chi soffre della sindrome di Rebecca sente di non essere all’altezza delle vecchie storie del partner, ma nel contempo ha una visione possessiva dell’amore. Per questo vorrebbe inconsciamente superare, cancellare tutte le precedenti storie del partner per essere l’unico/a ad averlo/a conosciuto/a. Il dettaglio del possesso è culturalmente attribuito agli uomini, mentre l’insicurezza alle donne, anche se oggi, assistiamo ad uno stravolgimento dei ruoli e delle identificazioni di genere e per questo fortunatamente tale riduzionismo inizia ad essere superato. È possibile che una persona così insicura sia rimasta incastrata in un passaggio evolutivo irrisolto col genitore dello stesso sesso in termini di identificazione e quindi in uno “stallo edipico”, oppure abbia vissuto delle esperienze pregresse negative che lo/la hanno portato ad una ipervigilanza, a dover rimuginare e controllare tutto per sincerarsi di NON essere frodato, tradito o ingannato. In alcuni casi troviamo vissuti di persone che hanno dovuto subire la preferenza di un genitore per un altro figlio e oggi trasportano questo vissuto nella coppia. Al contrario altri sono stati idolatrati, viziati dai genitori e non sopportano di NON ESSERE IL PRIMO/LA PRIMA, L’UNICO/A in tutto e non sono cresciuti, cioè non sono in grado di sopportare la benché minima frustrazione. Chi soffre di questa sindrome pone molti quesiti sulla vita passata del partner e si fissa su alcuni particolari del carattere, del corpo, del vissuto dell’ex partner o della coppia, rielaborando la realtà attraverso una bias negativa ed è portato quindi a distaccarsi dalla realtà e a restare incastrato nella sua immaginazione. Questo dubbi trovano sollievo solo attraverso la spasmodica ricerca di attenzioni e conferme, che diventano per il partner vittima della gelosia ossessiva, una sorta di “spy game”, nel quale si sente costantemente controllato, indagato e trattato con diffidenza o sospetto.
Questa spirale negativa alla fine può distruggere il rapporto e chi soffre della sindrome di Rebecca non si renderà conto che è stata proprio la sua ossessione a trascinare la coppia in un gioco al massacro, anzi come in una profezia che si auto avvera, penserà “lo vedi avevo ragione, mi ha lasciato perché è ancora innamorato/a del/della suo/a ex”.
In un certo senso, la persona gelosa patologica si sente inconsciamente sollevata poiché non riesce “a sopportare” l’amore, il fatto di doversi affidare all’incerto, alla possibilità della perdita e allora senza accorgersene attacca il legame per metterlo alla prova, fino a distruggerlo, perché ogni volta che l’oggetto d’amore non è controllabile scatta il panico e la paura dell’abbandono e con esso della conferma del proprio disvalore.
Dott.ssa Silvia Michelini