Non fare mai queste cose se hai a che fare con qualcuno che ha un disturbo di personalità
- Non ragionare come una persona “normale” ossia non applicare il tuo sistema di pensiero ad un contesto e una situazione che non dipende da te. Le persone con disturbo di personalità infatti, (di tutti i cluster) hanno un funzionamento molto immaturo e scarsamente empatico, per questo utilizzano difese psichiche molto primitive, che corrispondono all’area di funzionamento borderline/psicotica. Pertanto anche se quella persona è “tua madre” non ti aspettare che sulla base di questo ruolo, legame di sangue, parentela.. si comporterà cercando di soddisfare le comuni aspettative correlate a quel ruolo; una personalità disturbata risente quasi sempre distorsioni nell’area della socialità, della moralità e dell’empatia. Stessa cosa per i “valori” che inizialmente sembravano condividere con voi o che esaltano, ma solo a parole. Ad esempio una madre narcisista potrebbe sgridare la figlia e controllarla, affinchè non esca con dei mascalzoni, ma questa regola non vale per lei, che passa invece da una relazione disfunzionale all’altra giustificando il controllo, come “tentativo di non far passare a te quello che passa lei”. Nel caso dei fidanzati/e scoprirete che la loro gelosia, il controllo e il moralismo nei discorsi, non corrisponde alla realtà nei fatti. Un covert esempio si descrive come un santo, ma se indagate scopirete che in privato fa esattamente tutte quelle cose che teme e che giudica negativamente.
- Non pensate possano cambiare anche se tornano dopo qualche tempo dicendo che hanno fatto terapia o che “hanno capito”. Se realmente avessero voluto capire avrebbero semplicemente evitato di ignorare sistematicamente i mille discorsi che gli avete fatto chiarendo cio’ che vi dava fastidio o vi faceva soffrire enormemente nel rapporto. Loro tornano per vedere se vi siete spaventati abbastanza e avete capito che il rapporto si vive come dice lui o lei, non perché hanno capito il senso delle vostre parole e/o accettano veramente i vostri confini. Dopo pochi giorni infatti (se parliamo di disturbi veri) ritornano a imporsi con quelle modalità, anzi spesso aggravate dalla certezza che hanno ottenuto maggior controllo su di voi; questo vale anche per genitori, fratelli, cugini, amici.. etc…
- Non date troppe spiegazioni dettagli della vostra vita nelle prime fasi del rapporto o in fase di scarto.
- Non intraprendere discorsi chiarificatori, soprattutto se richiesti in occasione di “ultimi incontri” dopo che vi siete lasciati o dopo molti mesi di no contact coi vostri genitori. La modalità totalmente disconnessa e ambigua con cui queste persone conversano cercando di mandare in confusione l’interlocutore e portare attenzione solo sulla loro visione, spesso auto-vittimizzandosi o accusandovi, impedisce un reale confronto. E’ tutta energia sprecata, oltre al fatto che vi riespone al rischio di sentirvi ignorati, svalutati, non creduti e non accolti nel vostro vissuto emotivo.
- Non sottovalutare la capacità di queste personalità di effettuare un escalation di aggressività. Non pensare che “non ti farebbero mai del male nonostante tutto”.
- Non aspettatevi pietà, empatia, gentilezza se non sotto forma di “mimica attoriale” nelle fasi di idealizzazione o quando cercano di sedurvi per convincervi a fare qualcosa. Ricordate che tutto cio’ di cui vi accusano (senza motivo e con prove evidenti che non avete fatto nulla) dice piu’ di loro che di voi, non sforzatevi di spiegarvi o negare le loro accuse o i sensi di colpa che cercano di sollecitare in voi. Molto spesso infatti, le personalità patologiche praticano “identificazione proiettiva”, quasi come in un contagio, trasmettono le loro emozioni represse sull’altro e poi le combattono nel corpo del “partner avversario”. Se reagite vi accusano di avere ragione e voi siete caduti nella forma di abuso reattivo. Il mantra nei DDP: “Ti giudico per le reazioni lecite che hai avuto ai miei comportamenti scorretti, ma non metto mai in discussione il mio comportamento”.
- Non aggiustate nella vostra mente i red flags, trovando sempre una spiegazione per uscire dalla dissonanza cognitiva e non mettere in discussione il legame idealizzato e idealizzante. Quando vi tornano in mente i bei momenti ricordate il motivo per cui questa relazione non funziona, ossia il fatto che i bei ricordi sono stati vissuti dall’altro, in modo molto meno profondo di come li avete vissuti voi, e alla fine si tratta di strategie per tenervi fermi nel rapporto. Questo costante overthinking soprattutto nei momenti di distacco o silenzio punitivo altera completamente l’immagine interna che ne avete. Basatevi sui fatti osservate i movimenti dell’altro come in un film MUTO.
