Di recente ho preso parte ad un interessantissimo convegno organizzato dall’Albo degli Psicologi del Lazio sull’Omofobia Interiorizzata.
L’obiettivo era quello di presentare le linee guida per la terapia psicologica con gli omosessuali (LGBT) e i risultati di una ricerca circa l’atteggiamento degli Psicologi del Lazio rispetto al tema dell’omossessualità.
Da questo congresso sono emerse alcune notizie interessanti, sia in positivo che in negativo, ma comunque a parer mio, alquanto sconcertanti:
1) Gli psicologi del Lazio non si sentono adeguatamente preparati ad affrontare una terapia psicologica con gli omosessuali; questo dato è sconcertante.
Io anche sono uno Psicologo del Lazio ed ho ricevuto la medesima preparazione dei colleghi.
All’università si studia Psicologia dello Sviluppo della Sessualità e all’interno di quel modulo ci sono tutte le linee guida per l’argomento, è chiaro che poi lo Psicologo avrebbe il dovere di approfondirle, attraverso scuole o master, ma in linea generale ci insegnano a comprendere che non ci sono ancora studi per poter affermare che l’omosessualità sia una scelta, dovuta a qualche particolare fattore preesistente genetico o educativo.
E’ vero che nella famiglie dove c’è un omossessuale si trovano spesso le medesime dinamiche familiari (madre iperprottetiva e padre assente), ma è anche vero che in famiglie con molti figli, non tutti crescono allo stesso modo. Non ci sono quindi a tutt’oggi studi che possano affermare con certezza se l’omossesualità sia innata o acquisita e sinceramente appare anche abbastanza inutile affannarsi a scoprirlo.
2) Il 2% degli Psicologi del Lazio considera l’omosessualità UNA MALATTIA o L’ARRESTO DELLO SVILUPPO, questo è un retaggio delle vecchie teorie psicoanalitiche e sebbene l’omosessualità non sia più inserita nella sezione “perversioni sessuali” da decenni, c’è ancora chi la paragona al feticismo, addirittura purtroppo e ve lo dico con vergogna, alla pedofilia. In particolare una anonima collega ha posto un quesito provocatorio: se l’omosessualità è un orientamento sessuale, lo è anche la pedofilia. Fortunatamente c’era il prof. Lingiardi che ci ha ricordato la differenza tra AMORE E ABUSO e tutta la platea è scoppiata in un grande applauso. Avere una laurea in psicologia e non comprendere la differenza tra amore, abuso, perversione ed orientamento sessuale e cioè tra una sana sessualità e una parafilia è grave, come lo è il fatto che molti psicologi non sappiano la differenza tra orientamento e identità di genere. L’orientamento riguarda i gusti nella scelta del partner (uomo, donna, entrambi..etc), mentre l’identità riguarda la percezione che hai di te, del tuo genere (ti senti uomo o donna etc….) con tutte le possibili combinazioni del caso.
3) Ci sono due scuole di pensiero in merito all’omosessualità in psicologia: quelle che la considerano un normale aspetto della sessualità e delle relazioni amorose e quelli che considerano un arresto dello sviluppo, addirittura dovuto a traumi pregressi (abusi) e che per questo è possibile “curarla” attraverso le terapie riparative. Riparative…come ci fosse qualcosa di rotto a priori.
4) È nato un nuovo termine la BIFOBIA: la fobia del bisessuale. Sembra che il bisessuale non sia bene accetto né dagli etero né dagli omosessuali, perché è come se non scegliesse, quasi come si debba prendere necessariamente una posizione netta nella vita.
5) E’ nato un servizio all’interno del dipartimento di Psicologia la Sapienza che si chiama SEI COME SEI (http://dip38.psi.uniroma1.it/tags/6-come-sei), rivolto a coppie o a individui omosessuali e che si occupa di terapia psicologica, consulenza e orientamento. 10 e lode.
Sono state finalmente tracciate delle linee guida per la terapia psicologica con individui o coppie omosessuali (LGBT).
7) La Psicologia propone di uscire dal concetto di padre/madre e adottare quello di GENITORE (al di fuori delle stereotipie di ruolo).
8) La Psicologia dello Sviluppo studia la modalità attraverso la quale la “segregazione sessuale” ha luogo (spesso prima della nascita), al fine di iniziare a favorire politiche neutrali per far sì che i bambini si mescolino, giochino insieme e non vengano rigidamente tipicizzati. Ciò non mette assolutamente a rischio la loro naturale evoluzione come uomini e come donne.
In questo panorama, come può un omosessuale sperare di trovare supporto qualora decida di uscire allo scoperto, se i primi a discriminarli sono proprio coloro che dovrebbero aiutarli ad uscire dallo schema della discriminazione? (scuole, servizi sociali, Chiesa..etc..).
Non ci sorprende quindi, che gli stessi gay, lesbiche e bisessuali, se ne vedano bene da affermare se stessi nella società.
Gli è permesso fidanzarsi, in segreto possibilmente, ma non possono sposarsi nè essere genitori, ma non voglio aprire una polemica in tal senso.
Nascondere il proprio orientamento, o peggio ancora fingere di essere eterosessuali, fa male non solo a se stessi, ma anche a tutto il mondo delle minoranze in generale, poiché significa ACCETTARE LE LIMITAZIONI DELLA SOCIETA’ CONFORMANDOSI ED IMPORSI CONDOTTE DI VITA NON CONFACENTI ALLA NOSTRA VERA NATURA.
Spesso anche le coppie eterosessuali sono discriminate, patologizzate o emarginate, ad esempio qualora decidano di non avere figli.
Una minoranza di pensiero è quasi sempre una voce fuori dal coro, non importa quale sia e raramente chi si conforma al coro sopprimendo i suoi desideri te lo perdona.
Non mi sorprende che molti omossessuali (LGBT) abbiano gli attacchi di panico, siano depressi/e e facciano uso di droghe e, ahimè soprattutto tra i più piccini, si registrano molti suicidi.
I primi contatti con gli psicologi ce li hanno quando le famiglie ce li portano per FARLI TORNARE NORMALI.
In genere a quel punto sarebbe opportuno a parer mio curare i genitori e addestrarli all’amore e alla libertà, concetti dietro ai quali DOVREBBE celarsi il senso più vero della genitorialità.
Le cause dell’omofobia sociale – spiega un articolo dell’A.T.Beck – sono complesse e articolate. […] Va sottolineato che l’omofobia si accompagna generalmente a un più ampio e diffuso pregiudizio: l’eterosessismo, cioè l’assunzione che il mondo sia e debba essere esclusivamente eterosessuale. Si dà per scontato che ogni essere umano nasca eterosessuale.
E questo – così continua – a lungo termine può portare la persona omosessuale a condurre una vita isolata e priva di soddisfacenti relazioni sentimentali e sociali.
Può inoltre creare seri problemi nel proseguimento degli studi e da adulti nella sfera professionale, dal momento che chi ne è affetto si sente spesso inadeguato rispetto agli altri.
I disturbi tipici a cui può andare incontro chi soffre di omofobia interiorizzata, come già detto, sono: ansia, depressione, mancanza di autostima, mania di perfezionismo, dipendenza (da alcolici, droghe, cibo), compulsione sessuale. (http://www.gaywave.it/articolo/l-omofobia-interiorizzata)
E allora a chi si può rivolgere un omosessuale che ha paura di esserlo?
Il problema non sono solo le famiglie, ma la società in generale.
Ecco a chi si rivolge: ad altri omosessuali che sono riusciti a farcela e sono sposati, legalmente uniti o che non si vergognano di esporsi e ad uno Psicologo dotato di senno e che cioè sappia guidare il soggetto alla scoperta di ciò che è meglio PER LUI/LEI AL DI FUORI DI GIUDIZI, SCHEMI, PRECONCETTI O MORALISMI, così come è dettato dalla nostra etica professionale.
Dalla ricerca emerge anche questo dato: LO PSICOLOGO RITIENE CHE UN OMOSSESSUALE DEBBA ESSERE CURATO SOLO SE LO RICHIEDE ESPRESSAMENTE.
E’ come se io dicessi oggi ad un uomo eterosessuale: da domani pian pianino ti farai piacere gli uomini.
Ma non ci sorge un piccolo dubbio?
MAGARI QUESTA PERSONA SI E’ CONVINTO/A CHE VOGLIA FARLO SOLO PERCHE’ ESISTE CHI ANCORA PENSA CHE DEBBANO CURARSI?.
Con questo è chiaro, che mi espongo, poiché come Psicologo eterosessuale, non ho paura di combattere gli stereotipi sessuali in genere e spero di poter fornire qualora occorra, un valido sostegno a chi ha paura di svelare la sua vera natura.
Questo fa uno Psicologo, aiuta le persone ad autorealizzarsi, a scoprirsi e a superare schemi e dinamiche che gli causano sofferenza e questo concetto è esteso, va applicato a tutte le situazioni umane e aldilà delle nostre opinioni personali.
Per cui non fermatevi al primo ostacolo. Andate sempre OLTRE.
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Dott.ssa Silvia Michelini
Psicologa esperta in Affettività, Trauma e Relazioni. Ideatrice e fondatrice del Metodo Lei&Lui®
Psicologa esperta in Affettività, Trauma e Relazioni. Ideatrice e fondatrice del Metodo Lei&Lui®