Chiunque abbia avuto occasione di dare sostegno alle persone coinvolte in relazioni tossiche, sa quanto sia difficile capire perché le vittime restano legate al loro abusante nonostante se ne lamentino in continuazione e li descrivano come una sorta di torturatori/torturatrici La tipica reazione logica è: SE CI STAI ANCORA INSIEME ALLORA NON LAMENTARTI, VUOL DIRE CHE SEI CONTENTA/CONTENTO COSI’ O CHE STAI MENTENDO O SEI PAZZO/PAZZA. In psicologia clinica, il ruolo del legame affettivo su base traumatica è un concetto diffuso, ma che si fa fatica a ricondurre alle relazioni collusive e disfunzionali. I narcisisti tuttavia, conoscono bene questa “dinamica” o meglio viene loro spontaneo fare leva sui punti deboli delle persone che hanno subito dei traumi abbandonici o di altra natura e che soffrono di DPTS-C (Complex Post Traumatic Stress Disorder) intervallando ri-traumatizzazioni a momenti di rinforzo positivo (love bombing) per tenere la vittima legata a sé e illuderla di avere assoluto bisogno di lui/lei.
Logan (2008) afferma che le relazioni tossiche si fondano sul legame traumatico (ri-traumatizzazione) e si riconoscono perché le persone che la vivono non riescono a lasciarsi nonostante l’evidente disfunzionalità del rapporto. Gli elementi che caratterizzano il legame su base traumatica sono vari, ma il più importante è sicuramente il RINFORZO INTERMITTENTE ovvero la sequenza alternata di fasi up e down nella relazione (meccanismi ON/OFF): si succedono momenti di forte stress (nei quali la vittima viene colpevolizzata, accusata e aggredita in modo passivo o più palese) a momenti di intensa passionalità, nei quali il partner abusante stordisce la vittima comportandosi come nella prima fase di relazione. (love bombing). Il legame traumatico si consolida, successivamente, perché l’abusante e la vittima, alternano i loro ruoli e condividono esperienze di intensa emotività innalzando i livelli di arousal verso pericolosi picchi di rischio. Come nella Sindrome di Stoccolma, in questo tipo di relazioni, la vittima si lega al partner abusante che diventa per lei/lui una fonte sia di affetto/conforto che di terrore.
La vittima e l’abusante sviluppano quindi un legame malsano, caratterizzato da un profondo e paradossale senso di lealtà reciproco unito ad una marcata chiusura verso il mondo esterno.
Chi ha subito traumi e abusi tende ad essere attratto da relazioni caratterizzate da una forte ambivalenza, nella quale il rischio e la paura alternata alla protezione rappresentano inconsciamente una grande attrattiva, perché associate ai trigger dei ricordi traumatici delle relazioni affettive primarie con un potenziale genitore abusante.
L’attrazione per la sfida può arrivare fino al rischio per la propria incolumità fisica e nonostante questo, la vittima prosegue a frequentare o stare in relazione col suo abusante. Una mia paziente decise di andare a casa del suo narciso (gravissimo offender perverso maligno) anche quando (sulla base dei suoi racconti) le dissi che avevo la sensazione volesse aggredirla. Lei andò e lui tentò di strangolarla quel giorno. Uscita dall’ospedale si legò nuovamente a lui e non tornò più in terapia nonostante le mie raccomandazioni.
Il rinforzo intermittente è un’arma che l’abusante utilizza e dosa sapientemente per legare a sé la vittima ed è rappresentato dall’alternanza di affetto e attenzioni alla critica, l’assenza o l’evitamento affettivo. Il rinforzo intermittente determina nella vittima un’ostinazione nella ricerca del reward e dell’approvazione dell’abusante, quasi come se fossero complici di un incantesimo maligno. Il “premio” è la tanto agognata “fase della luna di miele” che i narcisisti perversi dosano scientemente per affamare le loro vittime e legarle a sé stessi/e per sempre. Si verifica quindi lo stesso meccanismo della dipendenza da sostanze stupefacenti o dal gioco: nonostante le ingenti perdite il giocatore incallito prosegue a tentare ostinandosi, sulla base della nostalgia di una fortunata vincita iniziale.
La biochimica del rinforzo intermittente Helen Fisher (2016) ha scoperto che l’abuso narcisistico attiva nel cervello della vittima le stesse aree che si attivano sotto l’effetto della cocaina e i neurotrasmettitori implicati in questo tipo di esperienze relazionali (di stress) sono principalmente la dopamina, l’ossitocina, la serotonina (amore, serenità, sessualità) associati però a cortisolo e adrenalina (pericolo, paura).
Se sei vittima di dipendenza affettiva o ti trovi in una relazione caratterizzata da abuso narcisistico, rifletti bene su come uscirne e contattami per prenotare una prima consulenza.Fonti: CTPS Foundation Shahida Arabi: Becoming the Narcissist’s Nightmare: How to Devalue and Discard the Narcissist While Supplying Yourself.
Dottoressa Silvia Michelini
12 anni insieme, e guardando indietro, 12 anni di umiliazioni, denigrazioni, offese. Mi sono persa, ora sto cercando di ritrovarmi. Ma nonostante pensi a volte di staccarmene del tutto, e di essere uscita dallo stato di stordimento in cui mi trovavo(come se l’anima mi si fosse intorpidita) ritorna ad essere gentile, amorevole,presente, appare quasi sia io il carnefice e lui la vittima, ed io non riesco a fare il passo per scappare.
Grazie della spiegazione cristallina e precisa!
Ho studiato molto in merito.
Tengo a precisare anche che, mentre un soggetto che inizia a far uso di sostanze stupefacenti è consapevole di intraprendere l’utilizzo di una sostanza stupefacente e tossica, una vittima di manipolazione affettiva di questo tipo invece, quando inizia un rapporto del genere, lo fa nella massima buona fede! Non sa di iniziare un rapporto in cui l’altro la sta truffando.
Viene completamente ingannata, attraverso il love bombing ed altre tecniche manipolative, credendo quindi di avere a che fare con un soggetto buono, gentile, empatico, comprensivo e corretto.
Si fida e beve il drink stupefacente ignara che le sta venendo invece somministrata una sostanza altamente tossica e potente che la condurrà in una trappola ed in una dipendenza.
Quando starà male a causa della droga, sarà quando già la biochimica del suo cervello sarà alterata, quindi quando sarà diventata già dipendente dalla sostanza. A quel punto, poiché sarà anche già annebbiata a causa del Gaslighting, sarà molto molto complicato che si renda conto di stare assumendo inconsapevolmente una droga.
Uscirne sarà quindi doppiamente più difficile.