Io e Te una cosa sola: i rischi della coppia affetta da dipendenza simbiotica

L’idea di VERO AMORE viene spesso associata all’idea di coppia simbiotica e fusionale (dipendenza affettiva), formata da due partner, che vedono nella COMPLICITA’ e la FUSIONE la base della relazione.
Il desiderio di unione e condivisione è molto forte; indipendenza e autonomia sono valori che sono considerati una minaccia alla coppia e all’amore in genere, per questo i due partner o uno dei due, (che generalmente ha sull’altro maggiore presa psicologica) mira al mantenimento dello stato fusionale e contrasta più o meno direttamente i tentativi di affermazione individuale del partner.
In apparenza, queste coppie sono indissolubili, invidiabili, si comportano sempre come se si fossero appena conosciuti, si scambiano tenere effusioni, si rivolgono all’altro con nomignoli o soprannomi affettuosi, escono sempre insieme, lavorano o hanno un progetto in comune, condividono tutto e per questo – si sentono persi quando il partner è lontano.
Molti ritengono che questo sia il “vero amore”, quello nel quale non ci sono contrasti apparenti, i litigi e i confronti sono minimi, perché percepiti come una possibile minaccia all’unione e condivide un forte desiderio di fusione.
Questo tipo di relazione, tuttavia, rappresenta un grave rischio per la maturazione affettiva della coppia e individuale, perché pone un freno al naturale processo di individuazione, mantenendo i due partner in una fase di perenne pre-adolescenza, in cui tutto è ancora possibile e la crescita o la libertà dell’altro è percepita come una minaccia.
In un aforisma famoso, Freud afferma ironicamente: “
quando in una coppia, i due partner sono sempre d’accordo su tutto, uno dei due sta pensando per entrambi“.
Ciò significa che in una relazione simbiotica non c’è spazio per due persone, ma per una sola, sia uno dei due partner, o la fusione stessa di due persone che ne genera una terza istanza (che io definisco
“un nucleo relazionale invischiante”, in cui non c’è spazio per l’individualità dei due soggetti.
Queste relazioni sono caratterizzate da dinamiche overt (dirette, aggressive) o covert (passivo-aggressive) di
controllo, di gelosia, soprattutto quando il partner più “sano” spinge per affermare la propria individualità, quasi mimando una trasgressione adolescenziale, una simbolica fuga o disobbedienza al genitore idealizzato da cui inconsciamente dipende e che proietta sull’altro.
Ad ogni tentativo del partner di recuperare autonomia psichica, l’altro risponde cercando di colpevolizzarlo, ne ricerca attivamente la presenza, reclamando attenzioni in modo più o meno plateale (si ammala, cade, ha bisogno dell’altro..) o controllandolo attraverso continue telefonate, domande e richieste di condivisione.
La relazione fusionale trasforma il rapporto in una gabbia dorata, perché presume subdolamente che amare significhi rinunciare al proprio Io.
Confini, simbiosi e dipendenza affettiva.
La caratteristica principale di una coppia simbiotica è la dipendenza affettiva e l’assenza di confronto, data dalla mancanza di confini interpersonali.
Non esistono due persone, ma una sola.
Le decisioni che la coppia prende,
non sono il frutto di un confronto tra , ma l’estensione narcisistica della volontà di uno dei due partner o del nucleo invischiante di coppia.
Il dialogo costruttivo e/o il contrasto sono percepiti come minaccia alla simbiosi e per questo ogni tipo di aggressività, competitività, opinione differente è soppressa o repressa in favore di un clima di totale e idealistico accordo.
L’energia proveniente dall’esterno, intesa come
opportunità di uno dei due partner di avere relazioni esterne (amicali, etc) è limitata, perché il terzo (un amico, un lavoro, una passione, un parente..) rappresenta una minaccia alla dipendenza affettiva e alla sicurezza del partner simbiotico.

“
Nella simbiosi e nella dipendenza affettiva vi è l’ossessiva negazione della possibilità dell’esistenza di un conflitto, inteso come umana tendenza alla crescita e per questo si va incontro ad una “stagnazione” di energia psichica e con essa all’impossibilità per i due partner di cambiare, evolvere e quindi crescere“. (Dott.ssa Silvia Michelini)
Il partner è l’unica fonte di vita,
ma anche colui che se ne ciba; i due partner credono di non poter stare soli, di “farcela da soli” e che la coppia sia il luogo d’elezione per il reciproco sostegno, dimenticando che l’autonomia è la base della salute psicologica dell’individuo e senza questo passaggio, una coppia sana non può esistere.
Perché si cerca un partner o una coppia simbiotica?
Le ragioni della ricerca della simbiosi nella coppia, vanno ricercate nello stile di attaccamento che si è sviluppato con i care-giver/genitori durante l’infanzia.
In genere chi ricerca un partner simbiotico ha appreso che la simbiosi è l’unica forma di amore possibile, l’unico modo per riceverne (ricatto affettivo) o l’unico modo per sopravvivere e sebbene i casi siano molti si possono riassumere in alcune dinamiche tipiche
:
- Schema di VULNERABILITÀ’ E IDEALIZZAZIONE NARCISISTICA DEL FIGLIO: I genitori eccessivamente apprensivi cercano di “spianare la strada del figlio”, garantirgli il meglio e ogni volta che questi si trova di fronte a un ostacolo, lo favoriscono, impedendogli in tal modo di accedere a una dimensione autonoma della vita e compromettendone fortemente l’autostima. L’implicito mandato è “senza di me non puoi farcela” e anche “Tu sei migliore degli altri, sei speciale e meriti il meglio, non devi accontentarti, non devi accettare nulla che abbia dei difetti“.
- Schema di TRIANGOLAZIONE/INVERSIONE DEI RUOLI/FIGLIO COME PARTNER: Uno dei due genitori, incentiva la dipendenza del/della figlio/a, per non affrontare un conflitto coniugale latente, la separazione o la solitudine e/o perché non vuole crescere e assumersi le responsabilità genitoriali; per questo il/la figlio/a si sente costantemente responsabile per il genitore o si comportano come se fossero il loro partner (rafforzamento de complesso edipico/di elettra). La relazione tra il figlio e il genitore è mantenuta su un piano di superiorità rispetto a quella con il partner (TRIANGOLAZIONE) e questo serve sia alla coppia, che al genitore per non evolvere da un quasi certo conflitto narcisistico. L’implicita chiave di lettura “se cresci e ti stacchi da me io non sopravviverò” oppure “non troverai mai un uomo/donna come me“).
- Schema di PERFEZIONISMO E SOTTOMISSIONE NARCISISTICA: Il genitore, spesso con una personalità narcisistica o istrionica, si impone sul figlio come se fosse un suo mentore, il suo unico Dio, oppure vuole affermare se stesso attraverso il figlio, pretendendo che lo gratifichi realizzando i suoi sogni (deve giocare a tennis come me, esempio… oppure deve fare a ballerina..) e/o portando buoni voti, avendo amicizie influenti, sposando una persona famosa, benestante.. etc. L’implicito messaggio è ” Se mi deludi, ti abbandono” oppure ” mi vergogno di te, dopo tutto quello che ho fatto per te, che delusione avere un figlio ingrato“.
- Schema di COPPIA GENITORIALE IDEALIZZATO: il figlio si percepisce come il terzo escluso di una coppia genitoriale molto fusa, in cui non c’è spazio per lui/lei e vuole replicare questo modello genitoriale (coazione a ripetere), identificandosi col genitore che ha percepito come dominante oppure replicando la sottomissione dell’altro genitore. Il messaggio implicito è “la mia coppia deve essere perfetta, come nei film d’amore esattamente come quella dei miei genitori“.
In generale, chi ha avuto genitori molto presenti, che hanno colmato le loro carenze affettive attraverso l’amore dei figli, che hanno cercato di minimizzarne l’esigenza di autonomia in cambio della loro presenza costante, ricercherà con tutta probabilità “
un genitore sostituivo” nella coppia e cioè
qualcuno che si prenda cura di lui/lei e per fare questo è disposto a barattare anche la sua libertà.
Si tratta di persone che vogliono mantenere in vita il loro “bambino interiore iper-adattato, per così dire “viziato”.
Questi genitori, sono gli stessi, che molto spesso trasmettono ai loro figli l’idea di essere speciali (nulla di male se ciò è fatto nei limiti) di meritare un partner, che li ami, tanto quanto li ha amati lui/lei (padre/madre).
La coppia simbiotica, il desiderio e la sessualità: Il sesso che non c’è, voglia di tradire, figli che non arrivano e rischio depressione.

Anche se all’apparenza queste coppie sono unite, vivono affrontando la vita sempre mano nella mano, rassicurandosi e sostenendosi nelle loro reciproche insicurezze, ma in questo modo non fanno altro che alimentarle e dall’altro per poter mantenere la simbiosi devono necessariamente sopprimere la naturale spinta all’individualità.
Chi reprime la propria personalità oppure preferisce non occuparsene piuttosto che mettere a rischio la simbiosi con il partner,
deve necessariamente indossare una maschera, fingere e adeguarsi, plasmarsi sulla personalità dell’altro e quindi mentire, a se stesso o all’altro.
Quando una spinta evolutiva è soppressa, si manifesta sotto forma di sintomo e nella coppia simbiotica il primo sintomo invalidante è rappresentato dall’assenza di desiderio sessuale.
La sessualità è mossa dal desiderio e il desiderio è alimentato dalla diversità, dal contrasto, dalla voglia inconscia di raggiungere un obiettivo e di mescolarsi con l’Altro diverso da me.
Ciò che è simile, in natura non crea carica energetica.
Per il partner simbiotico, che afferma di amare in modo viscerale il suo lui/lei, i rapporti sessuali sono una vera croce.
Sono vissuti come un dovere e spesso evitati in ogni modo e questa è una vera incoerenza se ci fermiamo a riflettere.
Il partner vittima della simbiosi, ma comunque attratto e soggiogato nel suo narcisismo dal piacere nel sentire che l’altro si plasma su di lui/lei,
si ritrova quindi con una sorella/fratello molto molto possessivo piuttosto che con un’appassionata/o amante.
Per questo motivo, queste coppie
spesso non hanno figli o non li vogliono oppure non riescono ad averne, nonostante non ci siano problemi fisici di base.
Per la simbiosi un figlio rappresenterebbe una minaccia, il rischio di una crescita evolutiva sia individuale che della coppia e per questo la coppia evita di provarci o spesso se ci prova, lo fa tardi e molto raramente, per questo “non ci riesce”, ma in realtà inconsciamente non li vuole.
Un altro sintomo, molto chiaro della simbiosi malsana (dipendenza affettiva) è rappresentato dalla depressione o la malattia psicosomatica di uno dei due partner.
I partner simbiotici utilizzano la somatizzazione per mantenere il rapporto sempre in uno stato di bisogno di accudimento.
Non è raro che nelle simbiosi malsane, vi sia un partner che deve prendersi cura dell’altro o che teme di lasciarlo perché questo non sarebbe autonomo.
Il partner più sano, spesso con una personalità narcisista overt, accusa invece sintomi somatici come insonnia, ansia, problemi gastrointestinali.., questo perché “
non vuole ammettere a se stesso di essere vittima della sua stessa vanità; ha ricercato un partner che fungesse da specchio, ma per specchiarsi non ci si può muovere e si resta fermi”. (Dottoressa Silvia Michelini)
Questa stagnazione, genera inquietudine interna, voglia di tradire, rabbia repressa ed altri meccanismi che rischiano prima o poi di esplodere nella coppia simbiotica.
Ci si augura che avvenga un tradimento, perché spesso è l’unica via di salvezza per entrambi i partner, che sconvolti dall’evento, potrebbero intraprendere un
percorso di cura della relazione, che si ponga l’obiettivo di
ristabilire l’individualità dei due partner.
Vero più che mai! Con lui da quando avevo 17 anni, ben 20 anni insieme per poi tradirlo e lasciarlo. Eravamo così, un’unica cosa, unici pensieri, nessuno dei due che contrastava l’altro per il non fare del male. Poi la mia depressione, la terapia, il senso di soffocamento…il tradimento e la separazione. Mi manca a volte quella gabbia dorata…Ogni frase di questo articolo sembra parlare della nostra storia…
Già..molto spesso l’unico modo per esistere è esistere al di fuori del “bozzolo” comune, da cui non può nascere una farfalla sola e quindi permangono due bruchi.
In genere il partner più propenso all’evoluzione, cerca al di fuori del bozzolo, la sua identità, una boccata d’aria, una risposta, uno specchio..e spesso lo trova.
Freud diceva, “Se due individui sono sempre d’accordo su tutto, vi posso assicurare che uno dei due pensa per entrambi.” o in altre parole, sono un cervello unico.
Sono storie che appagano, che insegnano, ma che come una madre solelcita a raccoglierci ogni volta che cadiamo, ci impedisce di camminare e quindi di esplorare, vivere, di raggiungere mete e con esse la nostra autorealizzazione, la crescita di un’identità autonoma, vista come un pericolo alla simbiosi.
La gabbia dorata è la metafora forse più permeabile!
😀
Ritrovo molto del mio matrimonio (da 8 anni, sposati adulti), in questo articolo. Sto proprio attraversando la fase di presa di coscienza e sensazione di dorata prigionia e sono molto addolorata perché amo mio marito, comprendo le fragilità che lo spingono a contestarmi comportamenti assolutamente normali ma che sollecitano il suo amor proprio e mi chiedo se l’Amore non dovrebbe spingermi a comprendere e superare il suo lato in ombra. L’amore non è soprattutto consolidato dal fatto di conoscere (e sostenere) i limiti reciproci? Sto molto male, vorrei di nuovo abbracciarlo e riprovarci e allo stesso tempo ho paura che l’isolamento nel quale lui in particolare ha voluto relegarsi (è molto solo, non ha amicizie) trascini anche me in una sofferenza più grande.
La ricerca della propria identità e la conservazione di uno spazio individuale è la base per la sanità psicologica della coppia, voi potreste tranquillamente lavorarci in una terapia di coppia.
Gentile dottoressa
gliel’ho proposto ma si è rifiutato. Considera gli psicologi, mi perdoni, con molta sufficienza. Ha inoltre detto che il malessere che gli ho rappresentato è un problema mio che devo risolvere io guardando dentro di me… Mio marito ha una personalità molto rigida e io sto davvero molto male, combattuta tra il desiderio di dargli l’amore che lui richiede e l’insoddisfazione di una relazione che mi fa sentire, a volte, proprio “prigioniera”. Ma il pensiero di tutto cio’ che abbiamo costruito insieme (ma non abbiamo figli) e dei momenti belli (tanti) che ci sono stati mi lega dando vita ad uno stato d’animo lacerato e che non vede via d’uscita.
Gentile dottoressa,sono capitata per caso su questo vecchio articolo,dopo la seconda seduta di una terapia di coppia,in cui io e mio marito siamo stati definiti coppia fusionale. Non capendo bene a cosa si riferissero,al di là del significato letterale,ho fatto qlc ricerca e ho letto … Sono sconvolta per quanti sono i punti di contatto con la mia storia. Ho appena intrapreso la terapia di coppia ma,più che per riunire, nel mio caso temo debba servire per separare. Tutti i tentativi di lasciare mio marito finora sono stati fallimentari perché mi devastava vederlo soffrire così tanto ma,a lungo andare,sono io quella che si sta distruggendo …Dove trovo le forze necessarie ??????
Forse potrebbe abbinare alla terapia di coppia una terapia individuale, che le possa garantire un sostegno mirato, soprattutto se vuole trovare la forza di chiudere questa relazione ed è un obiettivo concordato con la vostra terapeuta.
Certamente sarebbe utile un terapeuta di stampo relazionale che la aiuti ad individuare quali schemi di relazione ci sono alla base della codipendenza affettiva.
Un caro saluto
Veramente interessante questo articolo. Mi trovo in un momento proprio centrale del trauma. Io e mio marito siamo nelle seconde nozze e ci siamo trovati in età matura. Io 56 anni Lui 70. Ho pensato che il nostro incontro così in armonia fosse stato per via della nostra maturità. A una certa età uno dovrebbe sapere quello che vuole. Sembrava tutto così perfetto quello che pensavo io Mi veniva preceduto da quello che pensava lui e viceversa Abbiamo costruito una casa nell’arco di 5 anni e abbiamo fatto tutto sempre insieme e abbiamo come dire remato sempre dalla stessa parte. Abbiamo messo su una associazione e ho comprato delle bellissime cose e ieri sera facevamo per la terza volta il corso di meditazione e ho voluto fare io l’introduzione perché non ero rimasta soddisfatta di come l’aveva fatta lui così gli ho detto che non era obbligato ad assistere alla serata e che avrei pensato io a tutto. È finita che da ieri sera non mi parla più ha dormito in un’altra stanza e stamani mattina è andato via se dicendomi che non vuole più vedermi è che l’ho fatto sentire che non vale un c****.
Lui è fatto tutto per me per riuscire ad accontentarmi in tutte le mie esigenze e io adesso mi sento in colpa come se non fossi grata di tutto quello che mi ha dato e lui si comporta come se io avessi tradito con un altro uomo. Mi spaventano queste cose… 😑