La Scelta del Partner
E’ proprio vero, non ci scegliamo per caso; questa verità è ormai sotto gli occhi di tutti. L’amore così come la coppia sono stati oggetto di innumerevoli studi da parte di scienziati, neurologi, filosofi, psicologi, medici ed ognuno di loro alla fine ha concordato nel ritenere che alla base della scelta amorosa ci sono dei presupposti, biologici-evolutivi, psicologici (individuali e familiari), socio-culturali, che contribuiscono in tal senso a condurre il soggetto verso una scelta oppure un altra.Siamo sicuri di essere liberi?

Dalla Psicoanalisi ad Oggi: La teoria freudiana, superata?…. sì, ma non troppo!….

Amori sofferti e Amori “Sbagliati”:
“Mi innamoro sempre di quello/a sbagliata”.
Se non si è superata l’antica conflittualità edipica, si sceglieranno “partner compensatori”, che si prestano appunto al superamento di questi contrasti interni. L’intensità e la tendenza ossessiva verso situazioni compensatorie sono proporzionali ai sentimenti vissuti nei confronti dei genitori: positivi o negativi, superati o non superati, sereni o traumatici. La scelta si presenterà come il tentativo di risolvere un conflitto personale. Una causa di separazione consiste proprio nel fatto che uno dei due partner, supera i propri disagi profondi che hanno determinato la scelta dell’altro. Il momento del superamento del problema la situazione di bisogno, evocata dai disagi edipici irrisolti, cessa e così terminano le dinamiche attrattive verso quel partner. Il partner liberato sul piano inconscio decide di rivolgersi altrove per una scelta affettiva più matura e incondizionata.
La visione sistemica: il processo di separazione individuazione dalla famiglia d’origine
La teoria sistemica si differenzia da quella psicoanalitica; secondo loro, la scelta del partner è determinata sia da bisogni familiari che personali. Un fattore però può prevalere sull’altro in base al tipo di relazione che abbiamo avuto con la famiglia di origine. I bisogni e le attese soggettive suggeriscono le caratteristiche da valutare interessanti nella ricerca del partner. L’influenza della famiglia di origine riguarda soprattutto i valori (che cosa fa una brava moglie/marito?), i comportamenti e il mandato familiare (il compito più o meno dichiarato, che viene assegnato ad ogni membro della famiglia, come padre autoritario e lavoratore, madre comprensiva e casalinga, figli ubbidienti). Quando il mandato familiare prevale sui bisogni individuali, la scelta del partner si orienta verso caratteristiche esteriori, come la posizione sociale, il prestigio sociale, etc. Non è raro che alcune madri vogliano che la figlia sposi un uomo in grado di garantirle il prestigio sociale o comunque qualsiasi cosa che lei non è riuscita ad ottenere (tu non devi fare come me!!!). L’illusione conseguente è che questo tipo di unione possa soddisfare anche le aspettative personali (ad esempio: una persona empatica, flessibile e non rigida, che mi voglia bene, a cui piaccia parlare con me e si appassioni a me profondamente). Se la scelta del partner si orienta invece verso i bisogni individuali le relazioni si presentano meno conflittuali ed i problemi tendono ad essere affrontati e risolti mano a mano che si presentano. La scelta del partner è più libera e si vede il partner per quello che veramente è: ( pregi e difetti). L’amore è vissuto come unione ed è valorizzata l’alleanza cooperativa tra i coniugi. E’ necessario quindi svincolarsi dalla famiglia prima di scegliere il proprio partner e formare una coppia? Il processo di separazione-individuazione ha inizio dall’infanzia è visibile in adolescenza, ma raggiunge il suo apice quando decidiamo di renderci indipendenti dalla famiglia, sia economicamente che emotivamente. Il completamento di questa fase si da spesso per scontato. Diventiamo adulti, ci innamoriamo e ci sposiamo o andiamo a convivere e ancora più spesso facciamo dei figli, senza esserci interrogati rispetto alla nostra capacità di essere individui autonomi e consapevoli. Altri preferiscono invece non imbarcarsi in questa scelta e optano per uno stile di vita da “single” liberi da ogni vincolo relazionale con un ipotetico compagno/a di vita; altri vorrebbero recuperare l’autonomia dopo una relazione fallita, mentre alcuni cercano disperatamente l’anima gemella senza successo, schermandosi dietro questa impossibilità per perdurare in uno stato psicologico di tipo infantile. La nostra società permette ogni tipo di scelta: essere single, convivere, avere tanti partner senza sposarsi, cambiare… ma prima o poi ognuno di noi si confronta con l’amore, la sofferenza, i quesiti amletici relativi alla coppia.Cosa condiziona le nostre scelte quindi?
I motivi principali vanno ricercati nella “motivazione” e cioè la spinta a compiere una scelta. I bisogni “primari” sono quelli evolutivi (tra i quali quelli sessuali/riproduttivi) e di accudimento-attaccamento. Il primo è legato alla conservazione della specie attraverso la funzione riproduttiva e il secondo alla ricerca della sicurezza. Questi “istinti primari” portano il soggetto ad osservare senza saperlo, tutte quelle caratteristiche “fisiche” che sono segno di salute (dentatura, muscolatura…etc..) e che rappresentano una garanzia per la prosecuzione della specie (riproduzione e aspettativa di vita per l’accudimento della prole). In parole “povere” la donna ricerca un maschio dominante con cui riprodursi, che le assicuri figli sani, ma che nello stesso tempo se ne occupi senza abbandonare la tana/casa coniugale (connubio a volte improbabile! ), l’uomo cerca una donna che stimoli la sua dominanza (corteggiamento/seduzione) e che nel contempo assicuri la sopravvivenza e l’educazione della prole, mentre lui procaccia il cibo (porta i soldi a casa) e sparge il suo seme qua e la (che non guasta mai), ma anche questo è un connubio a volte introvabile soprattutto dopo la rivoluzione femminista! A questi naturali bisogni dell’essere umano, spesso si aggiungono le pressioni sociali, le insicurezze personali, i repentini cambiamenti di una società in continuo mutamento, tutti fattori che contribuiscono a rendere questa scelta molto complessa.
Che succede se si resta dipendenti dalla famiglia di origine?

“Ho bisogno di te” o “ho bisogno che tu sia così?”
In questo caso non riusciamo ad accettare l’altro per come lui/lei e tentiamo continuamente di cambiarlo, perfezionarlo, aiutarlo. Gli sforzi mirati ad ottenere questi cambiamenti generano invece una resistenza più o meno visibile e consapevole da parte dell’altro, che si può manifestare nelle forme più svariate per mezzo di quotidiane ripicche, stati depressivi, ansia, problemi sessuali. La distanza diventa sempre più incolmabile e si arriva ad una crisi di coppia; la comunicazione ne paga le spese e si accende il conflitto, più o meno aperto, è quotidiano e si sprofonda in un pesante senso di solitudine.